Usato da tutti e quasi in ogni momento, WhatsApp non può fare a meno di una protezione specifica. La quale è predisposta internamente.
L’evoluzione tecnologica non sempre si sposa con la sicurezza. E’ accaduto in passato e, tanto più, sta accadendo oggi, con mezzi e dispositivi sempre più potenziati.
Da un lato è naturale che sia così. E’ lo scotto del progresso che, oggi come ieri, impone dei cambiamenti così radicali da richiedere del tempo per adeguarci e restare al passo. Dall’altro lato, però, è chiaro che la sicurezza di chi fruisce dei ritrovati tecnologici sia primaria, soprattutto nell’era contemporanea, in cui la coscienza dei rischi e delle soluzioni per evitarli dovrebbe essere decisamente più forgiata. L’abitudinarietà nell’uso di determinati dispositivi, però, espone ai pericoli in modo quasi riflesso. Questo perché, proprio in virtù dell’uso quasi indifferente, notare i segnali d’allarme non è mai semplice.
Internet è un esempio lampante. Finita da tempo l’era dei cavi collegati alla presa del telefono e dei consumi centellinati, la rete è diventata ormai parte integrante della nostra vita e farne a meno sarebbe decisamente difficile. Una dimostrazione l’ha data il blackout dei server di Facebook arrivato lo scorso aprile. Una situazione di spegnimento dei dispositivi che ha lasciato di fatto il mondo disconnesso per circa sette ore. Niente Facebook, né Instagram e né WhatsApp. Quest’ultima app, in particolare, incarna alla perfezione il rapporto fra la rete e i cittadini. Senza la possibilità di scambiarci messaggi istantanei, difficilmente si riuscirebbe a tenere il filo della quotidianità.
Whatsapp: cosa succede se premiamo una particolare funzione…
Eppure, nemmeno WhatsApp è al riparo dalle sorprese. Un’app che, pure, dovrebbe essere fra le più protette proprio perché fra le più utilizzate. Non è un mistero che persino i server più complessi possano finire nel mirino degli hacker, col rischio che i dati sensibili contenuti finiscano esposti e, quindi, potenzialmente violabili. Anche noi stessi, attraverso l’uso delle applicazioni, possiamo indirettamente favorire i pericoli. Le conversazioni di WhatsApp, per i motivi più diversi, finiscono sovente al centro dell’attenzione dei cybercriminali. E questo impone un’attenzione particolare nell’uso, dal momento che, fin troppo spesso, su quei canali viaggiano anche informazioni e documenti strettamente personali. C’è da dire che l’app stessa mette a disposizione degli utenti una serie di accorgimenti volti alla sicurezza dei dati.
WhatsApp: parenti serpenti! Cosa sta succedendo proprio adesso
Per tenere alla larga gli spioni e al sicuro la nostra privacy, è possibile adottare alcune precauzioni semplici ma efficaci. Anzi, si tratta di impostazioni interne a WhatsApp che non richiedono ulteriori installazioni. Un primo accorgimento riguarda il nostro profilo: controllare che nessuno, a parte noi, vi sia connesso è fondamentale. Qualora ne risulti qualcuno, andranno verificati date di accesso e identità, per poi disconnetterlo. Detto questo, altre applicazioni nell’applicazione possono garantirci una maggiore tutela. Basti pensare all’impronta digitale, che potrebbe essere impostata come requisito d’accesso e sbloccabile tramite le impostazioni (account poi privacy). Da lì, infatti, sarà possibile disporre il Blocco schermo con Touch ID, a patto che il nostro telefono supporti tale tecnologia. Utile anche la verifica in due passaggi, con la quale sarà necessario un Pin per accedere. Uno step in più nell’apertura ma la privacy viene prima di tutto.