Il Governo cede terreno sul limite ai contanti. Il discorso è rinviato all’1 gennaio 2023. Ma la frenata impone una riflessione sulla stabilità politica.
Forse non sarà una prova certa ma un indizio di leggera instabilità probabilmente sì. Il Governo ha ceduto al pressing del Centrodestra che, unificato, è riuscito a far modificare la nuova normativa sui contanti.
L’atteso e pluri-annunciato abbassamento delle soglie dei pagamenti in contanti verrà posticipato al 2023. Fino all’1 gennaio, quindi, sarà ancora possibile attenersi al tetto precedente, fissato a 1.999,99 euro. E non è stata nemmeno l’unica tematica che ha visto l’esecutivo a guida Draghi dover cedere terreno e frenare sulle proprie convinzioni. Forza Italia e Lega hanno fatto fronte comune, appoggiando Fratelli d’Italia (all’opposizione) per il rinvio della nuova regola sul tetto massimo dei pagamenti contanti. Non una maggioranza schiacciante, visto che il Cdx l’ha spuntata per un solo voto. Fatto sta che, contrariamente alle previsioni, il Governo dovrà rinunciare per il momento a una delle sua armi tattiche antiriciclaggio.
La sfida al denaro cash non è roba di oggi. Già nel 2011, il “Salva Italia” di Monti aveva abbassato il limite a 1.000 euro per i pagamenti con denaro contante, prima che questo fosse rialzato a 2.999,99 dal Governo Renzi. Le discussioni in seno al Conte I avevano visto la prima alzata di voce da parte degli schieramenti del Centrodestra, con l’allora vicepremier Matteo Salvini a premere affinché ogni limite fosse rimosso. E’ stata la pandemia a decretare un approccio più graduale, fissando dapprima il limite a 1.999,99 euro e, in seguito, ponendosi l’obiettivo dei 999,99. Tutto pianificato e persino entrato in vigore. Fino a ieri.
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Tutto rimandato di un anno, all’1 gennaio 2023. Un segnale sull’inquietudine che ancora regna in seno alla maggioranza, apparsa vulnerabile su uno dei temi che, in teoria, avrebbe dovuto vederla compatta. La mission, infatti, era quella di ribassare il tetto del contante in un quadro più ampio di contrasto alle pratiche illecite, che prevede peraltro un rafforzamento dei controlli sui conti correnti e sulle varie operazioni monetarie dei contribuenti. La strada della tracciabilità, almeno per il momento, non potrà quindi contare sulla vigilanza portata dalle restrizioni sul limite di utilizzo. Un dettaglio tutt’altro che secondario vista l’importanza che vi era stata attribuita.
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L’obiettivo della tracciabilità era stato fissato fin dagli esordi del Governo Draghi, come mezzo per abbattere l’evasione fiscale che, a detta del premier, è la piaga principale del nostro Paese. Il discorso è quindi rinviato di un anno, durante il quale potrebbero cambiare ulteriori cose. Di sicuro, la frenata imposta dal voto degli emendamenti evidenzia un’ulteriore bagarre politica e una maggioranza tutt’altro che serena. Anche se, nella giornata di ieri, era stata proprio Forza Italia a dichiarare che il tema non avrebbe in alcun modo potuto minare la stabilità dell’esecutivo. Un po’ di acque agitate, però, sembrano piuttosto evidenti.