Un’analisi di Repubblica inquadra la situazione delle carceri a Torino sul costo complessivo di un pasto giornaliero per un detenuto. E le associazioni premono.
La situazione contagi sembra tornare in fase di stabilizzazione. Un quadro pandemico diverso rispetto a pochissimo tempo fa, che potrebbe portare ulteriori allentamenti nelle misure anti-Covid.
L’allarme contagi non si era registrato solo nei contesti quotidiani ma anche in situazioni in cui il contatto è costante. A gennaio, secondo il report di Antigone, i casi sono schizzati a 1.500, a fronte dei soli 200 complessivi individuati negli istituti di pena italiani. Un problema che, secondo l’associazione, sarebbe dovuto anche alla questione del sovraffollamento che, dopo il calo registrato in pandemia, avrebbe ripreso ad aumentare. Ufficialmente la capienza sarebbe di 50 mila posti ma, stando ai dati di Antigone, le presenze effettive sarebbero da mesi sopra quota 54 mila. Un quadro supportato dalla riduzione della capienza effettiva per la chiusura di alcuni reparti per ristrutturazione.
Pur se l’onda pandemica appare in ritiro, il problema carceri è destinato a restare fra la conta di quelli che caratterizzeranno il periodo di ripresa. Un contesto che, come gli altri, rappresenta un dossier da tenere in seria considerazione, anche in relazione ai costi. Al momento, però, oltre che sul piano sanitario è su quello delle scorte alimentari che si focalizza l’attenzione. Perché, secondo quanto riferito da Repubblica, un detenuto si nutrirebbe per colazione, pranzo e cena per un costo complessivo che il cittadino comune sosterrebbe per una colazione al bar.
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Il pasto di un detenuto è regolato in base agli appalti vinti dalle società fornitrici del vitto. Da gara, il prezzo di partenza sarebbe 5,70 euro complessivi. I bandi, però, verrebbero vinti tramite offerte al ribasso. Al momento, il costo complessivo di un pasto (tutti e tre quelli della giornata inclusi) si aggirerebbe poco sopra i 3 euro complessivi. Per fare un paragone, in ospedale un paziente mangerebbe solitamente per un costo totale superiore ai 13 euro. Per quanto riguarda le mense scolastiche, si fa l’esempio del Comune di Torino: i bambini mangerebbero per 5,72 euro, mentre un adulto di un centro diurno sopra i 7 euro. Per le carceri, in un contesto simile il sovraffollamento torna a incidere. Perché i costi non solo potrebbero risultare un problema per la qualità ma anche per la quantità.
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Nel carcere Lorusso e Cotugno di Torino, ad esempio, il cibo sarebbe sufficiente per meno di 1.100 persone a fronte di 1.400 presenze. I casi di sopravitto sono limitati, anche per via dei prezzi di acquisto superiori a quelli di un discount. Un problema emerso già in passato e che non riguarderebbe solo il Piemonte. Qui, però, qualcosa sembra essersi già mosso: il Tar regionale, infatti, nel 2017 aveva ritenuto troppo al ribasso la gara che partiva da una base d’asta di 3,90. Da qui il passaggio ai 5,70 che, però, non aveva ridotto il ribasso delle offerte. L’ultimo si attesterebbe, secondo il quotidiano, a 3,27 euro, somma pagata dai detenuti stessi. Al momento, al lavoro c’è una commissione che avrebbe sul tavolo alcune proposte di variazione dei bandi di gara. Con un occhio di riguardo ulteriore per coloro che, pur detenuti, hanno necessità particolari in fatto di nutrizione.