Due dataset, due banche dati interscambiabili che mireranno direttamente ai contribuenti più esposti al rischio evasione. Ecco la nuova strategia del Fisco.
La querelle fra Ministero dell’Economia e Garante della Privacy sembra aver trovato un compromesso. E la strategia di controllo del Fisco sui contribuenti inizierà a essere realmente capillare.
Da tempo è stata dichiarata guerra all’evasione. E per far questo, il Governo ha optato per la messa a punto di uno strumento in grado di far convergere le dichiarazioni dei cittadini e i dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate. Tutto questo grazie a un’implementazione tecnologica che consentirà al Fisco di accedere a una mole impressionante di informazioni, relative a conti correnti, carte di credito e rapporti di lavoro, finanche alle utenze domestiche. L’intervento del Garante è stato deciso proprio allo scopo di evitare che l’operazione anti-evasione diventi una sorta di Grande Fratello di orwelliana impostazione. Anche se, di fatto, la sensazione che rilascia la nuova strategia fiscale è proprio quella del controllo totale.
Per la precisione, gli accertamenti scatterebbero solo in caso di evidenti difformità fra i movimenti di denaro effettuati e le capacità dichiarate dagli stessi contribuenti. E non esattamente in modo automatico visto che, per esempio, per quel che riguarda i versamenti in eccesso, i controlli saranno avviati solo dopo apposita segnalazione all’Unità di informazione finanziaria. Per il resto, il Garante ha richiesto informazioni più approfondite sull’eventuale accesso ai dati forniti per la detrazione delle spese sanitarie, dato che sarebbero fra i più sensibili fra quelli forniti spontaneamente dai contribuenti. Inoltre, ulteriori chiarimenti sono stati richiesti su quali banche dati saranno effettivamente utilizzate.
Il Fisco può controllare anche i soldi che abbiamo in casa, ma come fa?
A ogni modo, le garanzie fornite sembrano sufficienti all’attivazione della nuova macchina di controllo. Le verifiche saranno mirate a contrastare l’evasione fiscale, quindi si concentreranno perlopiù su versamenti e pagamenti vari. Monitoraggio quindi sulla carta di credito, sulle spese sanitarie, i mutui, le assicurazioni e il patrimonio mobiliare e immobiliare.
Oltre che, chiaramente, le dichiarazioni dei redditi. Il funzionamento sarà dato da un algoritmo e dall’intelligenza artificiale, che genererà due cosiddetti dataset, ossia due database differenti, confrontabili e integrabili a vicenda. Più che la verifica, in questa fase, si valuterà l’esistenza di rischi di evasione e su quali contribuenti saranno focalizzati, o quantomeno più probabili.
Il Fisco e l’algoritmo del terrore: evasori sotto attacco (e non solo loro)
Il secondo dataset, invece, sarà di controllo effettivo. Qui saranno contenuti i nomi dei contribuenti che possiedono uno o addirittura più di uno di rischi fiscali. Su questi verranno eseguite verifiche più approfondite e spedite delle lettere di compliance per l’integrazione delle informazioni. Inoltre, bisogna tenere conto che tali elenchi saranno a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per non meno di dieci anni.
Questo significa che i controlli potrebbero scattare anche a distanza di diversi anni dalla presunta violazione. Fra gli obiettivi rientra una selezione più accurata dei contribuenti più esposti al rischio di evasione fiscale, proprio in virtù dei confronti dei dati in possesso. Le banche dati potranno essere di fatto interoperabili fra loro e questo consentirà un preciso vantaggio per chi controlla. Tutto nel rispetto imprescindibile della privacy. Insomma, non un Grande Fratello ma comunque l’occhio sarà vigile. Più come sulla torre di Barad-Dur.