Pensione precoce: quattro modi per andarci prima dei 60 anni

Fare i calcoli sulla pensione è sempre complicato. Tuttavia, i trattamenti precoci esistono ancora, per quanto rari siano. Ecco come ottenerli.

 

Difficile fare i conti quando si tratta di pensione. Specie in un momento di transazione che accompagnerà il sistema a una riforma più che mai necessaria.

Pensioni 57 anni
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Per quest’anno bisognerà accontentarsi del pensionamento anticipato con gli strumenti messi a disposizione. Oppure, solo per alcuni lavoratori, la soluzione per il 2022 sarà Quota 102, ossia la sostituta dell’accantonata Quota 100 e che consente di andare in pensione con 38 anni di contributi. Dei quali, però, 35 dovranno essere inquadrati come non figurativi, quindi non dovranno essere derivanti da malattia o disoccupazione indennizzata. Una soluzione che, a parte il limite annuale, non potrà che riguardare una sola parte di lavoratori. Per questo, entro il 2023, si cercherà di assestare il piano pensionistico, consentendo una manovra più agile e che includa al meglio i lavoratori inquadrati nel sistema contributivo.

Detto questo, alcuni strumenti utili all’anticipo sono rimasti. E, in qualche modo, possono fornire un aiuto per quei lavoratori sorpresi dalla fine di Quota 100 ormai a un passo dalla cessazione dell’attività lavorativa. Non sono molti ma alcuni contribuenti potrebbero andare in pensione prima dei 60 anni. Un traguardo non difficile se si è stati fortunati con il proprio posto di lavoro. Chiaramente, prima si comincia a lavorare e, in teoria, prima si finisce. Non sempre però è così. Condizione imprescindibile è la regolarità del rapporto di lavoro e, allo stesso modo, il versamento dei contributi (qualora si tratti di lavoratore dipendente).

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Pensione a 57 anni: le quattro possibili strade

Una variabile difficile ma, quindi, non impossibile. Ad esempio, alcuni lavoratori possono riservarsi la possibilità di andare in pensione addirittura a 57 anni, sfruttando almeno quattro possibili strade che permettono di usufruire di un importante anticipo. Ognuna delle quali, però, è subordinata a determinate condizioni. E’ il caso della cosiddetta Quota 41, riservata a chi ha iniziato a lavorare in giovanissima età e che, per questo, potrà beneficiare dell’anticipata ordinaria. Il numero, chiaramente, indica gli anni di contribuzione ed è altrettanto chiaro che il lavoro dev’essere iniziato realmente in modo precoce. Ad esempio, una lavoratrice potrebbe usufruire dell’anticipata ordinaria con 41 anni e 10 mesi di contributi, rispettando una finestra di tre mesi per iniziare a incassarla. L’importante è non essere mai incappati in un’interruzione contributiva.

Disoccupato a un passo dalla pensione: le soluzioni anti-beffa

Per chi versa in situazioni di invalidità, invece, sarà possibile usufruire della pensione di vecchiaia con requisiti ridotti e solo con percentuale non inferiore all’80%. Si tratta però di un’agevolazione destinata esclusivamente al settore privato, che esclude quindi sia i dipendenti pubblici che gli autonomi. E richiede una contribuzione di almeno 20 anni, da affiancare ai requisiti sanitari in merito ai quali si fa richiesta. L’età anagrafica sarà di 56 anni per le donne e 61 per gli uomini. Altra strada, collegata a questa, riguarda la Quota 41 per i profili di tutela. Si tratta di quelle persone che, come previsto dalla normativa, possono usufruire di un anticipo in quanto caregiver o impegnati in lavori usuranti. Chiude il cerchio la Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (Rita), ossia una sorta di accompagnamento alla pensione di vecchiaia. Questo trattamento è destinato unicamente a chi possiede il fondo integrativo.

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