Sarebbe in dirittura d’arrivo l’accordo con il Garante della Privacy. Il Fisco si servirà di due banche dati per effettuare i controlli. Non solo sulle carte di credito.
Tempo di controlli un po’ su tutti i fronti. Dai conti correnti alle operazioni che vi vengono effettuate. Parte di un quadro di rafforzamento che il Fisco estenderà a tutti gli ambiti potenzialmente connessi a pratiche di evasione.
Niente di strano, visto che il cambio di rotta era stato ampiamente annunciato fin dall’insediamento del governo Draghi. Nel concreto, toccherà fare i conti con una rassegna più minuziosa, da parte del Fisco, di tutte quelle operazioni che di fatto riguardano la circolazione del denaro, specie se i conti non fossero in linea con le aspettative della macchina fiscale. Il tutto nel rispetto della privacy del cittadino. Il Garante ha infatti dato il suo ok all’applicazione di nuove misure che vadano a confrontare i dati degli utenti fra quelli forniti e quelli già in possesso dell’Agenzia delle Entrate.
Una sorta di sistema che si baserà su ben due banche dati, mettendo in piedi un processo di accertamento che consentirà di utilizzare le informazioni dei contribuenti e quelle fornite di default. A tenere le redini dei controlli saranno l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, che collaborerà in caso fossero rilevate delle anomalie nei conti dei contribuenti. Bisogna considerare che le informazioni contenute nelle banche dati vi resteranno per almeno dieci anni. Questo significa che i controlli possono scattare anche a distanza considerevole di tempo dal momento della presunta infrazione.
Quali sono le migliori carte di credito a febbraio 2022: ecco la nostra guida
Nell’ottica dei nuovi controlli, non sfuggiranno le carte di credito. Al pari dei conti correnti, anche gli strumenti di pagamento e gestione del patrimonio più utilizzati finiranno nel mirino del Fisco. In attesa di un decreto ministeriale che disponga tempi e modi. Secondo alcune anticipazioni fornite da Il Messaggero, gli accertamenti in arrivo si serviranno delle banche dati riferibili l’una ai criteri di rischio, l’altra ai parametri cui si andrà incontro in caso di effettive attività di accertamento. Nel primo caso, in sostanza, si tratterà di un’analisi della situazione, mentre nel secondo di un controllo vero e proprio. In quest’ultima circostanza, peraltro, viene inclusa la possibilità di inviare delle cosiddette lettere di ravvedimento, al fine di regolarizzare spontaneamente lo stato del contribuente.
Carte di credito, attenzione ai costi: ecco quando scatta l’interesse
Il rallentamento (il decreto era previsto già a marzo 2021) è stato probabilmente dovuto alla necessità di chiarire con il Garante della privacy i limiti entro i quali muoversi. Questo perché, chiaramente, un controllo di questo tipo potrebbe comportare delle violazioni riguardo a dati sensibili, come quelli relativi alle spese sanitarie. Sul punto, però, sembra si sia arrivati a un accordo. Del resto, il Fisco ha già accesso a un quantitativo non indifferente di dati, forniti spontaneamente dai contribuenti nell’ambito delle regolarizzazioni fiscali, sia sul patrimonio immobiliare che non. Coinvolgendo anche le carte di credito, sembra che la questione controlli andrà a sfociare unicamente sull’ambito dei dati parzialmente anonimizzati. L’identità del contribuente soggetto a verifica sarà comunicata esclusivamente al momento del controllo effettivo.