In pensione in anticipo? Si può, soprattutto col rafforzamento di alcuni strumenti come Ape Sociale. Ma occhio all’anzianità contributiva.
Almeno per tutto il 2022 ci si dovrà accontentare di un momento di transizione. La pensione si servirà di alcuni strumenti volti non al superamento di Quota 100 e non solo.
L’obiettivo, infatti, è stato quello di rinforzare gli strumenti volti al pensionamento anticipato, così da arrivare al 2023 con una riforma del sistema che abbia come destinatari perlopiù i pensionati del futuro. Del resto, la Legge di Bilancio ha approvato risorse in questo senso, in attesa che la futura Manovra completi il mosaico. L’ordinamento previdenziale, così come prima della chiusura definitiva della misura introdotta dal governo gialloblu, mantiene quindi diverse possibilità per poter accedere alla pensione prima dei 67 anni, ovvero la data limite di riferimento per richiedere l’uscita anticipata dal mondo del lavoro.
Inoltre, l’età anagrafica di 67 anni rappresenta anche quella a cui ci si riferisce per la pensione ordinaria o di vecchiaia (a patto di aver raggiunto almeno i 20 anni di anzianità contributiva). Qualora non sia stata raggiunta tale soglia, bisognerà attendere i 71 anni, oppure utilizzare lo strumento dell’assegno sociale. Resta il fatto che, anche in casi particolari, il pensionamento anticipato potrà basarsi sulle delle soluzioni pensate di proposito. E, per questo, utili a un ampio ventaglio di lavoratori.
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Pensione anticipata, come andarci prima dei 67 anni
Come abbiamo già avuto modo di evidenziare, l’Ape Sociale è stata prorogata almeno fino al 2023 e, al tempo stesso, rafforzata includendo nel beneficio un ulteriore novero di professioni, inquadrate ora come usuranti. L’anticipo pensionistico, in questo caso, riguarda i lavoratori in condizioni di svantaggio, i quali possono fare domanda già a partire dai 63 anni. In questa categoria, chiaramente, rientrano proprio i lavoratori che svolgono mansioni considerate usuranti. Anche Quota 102 (ossia l’alternativa a Quota 100 prevista per il 2022) teoricamente consente di uscire prima. Per l’esattezza a 64 anni, con almeno 38 di contributi versati.
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Importante anche il mantenimento di Opzione Donna, valida esclusivamente per le lavoratrici che hanno maturato, nel corso del 2022, almeno un minimo di 35 anni di contributi. L’età anagrafica, invece, sarà di 58 o 59 anni a seconda delle professioni svolte. Attenzione ai lavoratori con contributi versati già prima della riforma del sistema contributivo, ovvero in data anteriore al 1996. In questi casi, si potrebbe andare in pensione a 64 anni ma solo con un assegno liquidabile pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Considerando che quest’ultimo si attesta a quota 467,65 euro, saranno necessari perlomeno 1.310 euro al mese di pensione. Altro caso, riservato però a una categoria ben definita, è quello della pensione militare. Raggiungibile con 60 anni per i non graduati oppure a 58 ma con 35 di servizio prestato.