Un algoritmo per consentire al Fisco di effettuare rigidi controlli fiscali, ecco un nuovo strumento utilizzato per combattere l’evasione fiscale. In mezzo al fuoco incrociato ci saranno gli onesti contribuenti.
La lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio diventa sempre più serrata, il Fisco non risparmia colpi tecnologicamente “geniali”. L’obiettivo verrà raggiunto o ad essere colpiti saranno unicamente i cittadini onesti?
Lo scopo del Fisco è legittimo e comprensibile. Non è ammissibile l’evasione dal pagamento di tasse e imposte così come non è accettabile il riciclaggio di denaro oppure il finanziamento di atti terroristici. Passi in avanti nella dura lotta sono stati compiuti rendendo più rigide le regole sull’utilizzo del contante – ricordiamo che dal 1° gennaio 2022 il limite di pagamento in contanti si è ridotto – e incrementando le verifiche sulle operazioni compiute dai contribuenti. I conti correnti sono sotto controllo, le dichiarazioni dei redditi valutate in ogni dettaglio, le richieste di bonus e agevolazioni ispezionate a dovere, tutto con l’obiettivo di individuare chi infrange la Legge. Ora arrivano anche nuovi algoritmi e machine learnig come strumenti di controllo aggiuntivi. Cosa devono aspettarsi i contribuenti?
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Le intenzioni del Fisco, per quanto comprensibili, non devono minare la privacy dei cittadini. L’uso di un nuovo algoritmo e delle machine learning è stato tacciato di violazione della privacy finché il Garante non si è espresso a favore dello strumento. Trasparenza del trattamento e informativa verso i contribuenti sono stati i punti chiave sottoposti a verifica. Affinché l’algoritmo e simili possano essere utilizzati devono garantite la pseudonomizzazione ossia l’impossibilità di individuare e identificare in maniera diretta gli interessati sottoposti al controllo dei dati finanziari.
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Ciò significa che le informazioni relative ai contribuenti sottoposti a verifica dovranno essere tutelate e protette in modo tale che non sia possibile la re-individuazione.
I controlli fiscali si avvalgono dell’incrocio dei dati provenienti da più fonti. Nello specifico, il Fisco sfrutta le tecnologie, le elaborazioni e le interconnessioni tra varie banche dati disponibili. Le verifiche prevedono la pseudonomizzazione dei dati ossia la sostituzione delle informazioni direttamente identificative con dati indirettamente identificati quali numero di classificazione o alias. L’algoritmo distinguerà i risultati dei calcoli secondo due differenti tipologie di appartenenza. La prima è la presenza del rischio fiscale che prevede la conservazione dei dati per 8 anni mentre la seconda prevede la raccolta delle posizioni fiscali dei contribuenti che potrebbero essere sottoposti a controlli. In questo caso, i dati verranno conservati per 10 anni. La scelta dei contribuenti da sottoporre a verifica dipenderà dai risultati degli incroci dei dati e avverrà a campione.