Quello dei tamponi è un business o no? Qual è il vero introito delle farmacie? In realtà i numeri non sono facilmente definibili.
Era inevitabile che l’esigenza di sottoporsi a tampone non appena venuti a contatto con un positivo avrebbe finito per scontrarsi con il periodo di contagi in impennata.
Il risultato è stato che, pur a fronte di un costo immutato, il bisogno di recarsi in farmacia per sottoporsi al test anti-Covid è salito vertiginosamente. Anche gli immunizzati, quindi, hanno fatto ricorso ai tamponi, sia molecolari che antigenici, creando un’altrettanto inevitabile domanda circa il potenziale business per le farmacie. Un’idea che accomuna la maggior parte degli italiani, anzi, si potrebbe quasi associare a un pensare comune. Ma è davvero così? Alcuni addetti ai lavori hanno subito cercato di frenare i pensieri poco lusinghieri, spiegando che nonostante il boom di tamponi, il guadagno sia tutto sommato limitato. Troppo poco, però, per scoraggiare le discussioni in merito.
Il punto è proprio la crescita esponenziale del ricorso ai test. Basti pensare solo alle quarantene per un bambino positivo alla scuola materna: tampone immediato, o comunque prossimo, per verificare l’eventuale contagio dei compagni e nuovo test (qualora il primo fosse stato negativo) per rientrare in classe. Chiaro che il tutto va in base al buon senso ma la volontà di rispettare le regole porta anche gli asintomatici a sottoporsi ai tamponi, anche solo per scrupolo. In sostanza, non sono solo i no vax o i no Green Pass a mettersi in coda alle farmacie. L’avanzata di Omicron ha giocato un ruolo fondamentale nel portare a tampone anche coloro che manifestano appena i sintomi di un raffreddore.
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Tamponi, qual è il guadagno delle farmacie
L’addizione sembrerebbe semplice. Più tamponi, più guadagno per le farmacie. I costi, va detto, sono standard anche se alcuni esercizi riducono di qualche euro il prezzo di un test per i bambini. In questo discorso, infatti, rientrano più che altro gli antigenici, considerando che i molecolari sono rimasti perlopiù in mano ad Asl e privati. La media dice quasi 200 mila tamponi al giorno e, secondo Today, si parla di almeno 5-7,5 milioni di euro al giorno, a fronte di un costo di 15 per un test rapido. Al momento, secondo il vicepresidente di Adf Alessandro Albertini, il problema dell’approvvigionamento non ci sarebbe. I distributori delle farmacie stipulano accordi con degli intermediari, i quali poi forniscono i tamponi a un costo fra 2,5 e 3 euro.
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La differenza, in pratica, sarebbe il guadagno. Con numeri di tutto rispetto, quindi, se le cose stessero davvero così. Anche se, come specifica un’inchiesta de Il Giorno, il lavoro del farmacista sarebbe quantificabile in 5 euro per 10 minuti. Considerando il costo medio di un tampone dal fornitore, il margine sarebbe di circa 5 euro a prestazione. Andrebbero però considerati i costi sostenuti, circa 2 euro di materiale fra guanti e mascherina. Il tutto senza includere i tempi, difficilmente stimabili, per le telefonate necessarie a fissare un appuntamento. I conti, alla fine, potrebbero essere meno lusinghieri di quanto si pensi. Ma comunque difficilmente quantificabili.