Un cittadino avrebbe scelto di cambiare sesso per ottenere la pensione con un anno di anticipo. Anche grazie a una nuova legge.
L’abilità di muoversi fra i punti oscuri delle leggi è propria di diverse persone. E non è un merito, anzi. Certi espedienti per aggirare una normativa hanno quasi un che di grottesco.
Molti ricorderanno la disavventura fantozziana capitata al famosissimo ragioniere che, al momento di recarsi in ospedale per discutere dell’interruzione di gravidanza di sua figlia, si ritrova con dell’urina truccata utile per evitare il servizio militare. Ecco, quel che è accaduto poco tempo fa in Svizzera è per certi versi sulla stessa lunghezza d’onda. Solo che l’obiettivo, visto che evitare il servizio di leva (almeno per l’Italia) è qualcosa piuttosto indietro nel tempo, era quello di guadagnare la pensione con un anno di anticipo. E, per far questo, l’uomo non solo ha escogitato un piano discutibile ma ha anche “beneficiato” di una semplificazione normativa.
In Svizzera, infatti, la Legge parla fin troppo chiaro: la pensione di vecchiaia può essere ottenuta al compimento dei 65 anni per gli uomini e dei 64 per le donne. Tuttavia, esattamente come avviene in Italia, al manifestarsi di determinate condizioni è possibile accedere a un anticipo. Senza tali requisiti, quindi, bisognerà attendere che l’anagrafica faccia il suo corso. A meno che la mente non suggerisca di ricorrere a espedienti particolari, approfittando di una facilitazione amministrativa che, nel caso specifico, ha prodotto un risultato decisamente fuori dell’ordinario.
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Svizzera, cambia sesso per riscuotere la pensione in anticipo
Un cittadino svizzero, consapevole dello scarto di un anno fra uomini e donne per ottenere la pensione, ha deciso di cambiare sesso presso la pubblica amministrazione, così da incassare l’assegno con un anno di anticipo. Un quadro abbastanza fosco: la legge elvetica, a partire dall’1 gennaio 2022, prevede una procedura piuttosto semplice per svolgere tale passaggio. In effetti, basta recarsi presso l’anagrafe, svolgere un colloquio volto ad accertare le “capacità di discernimento” del soggetto e, successivamente, versare la quota di 75 franchi svizzeri. Una flessibilità per certi versi rischiosa secondo l’opinione pubblica svizzera. Specie in questo momento storico in cui il dibattito sulla transfobia è più vivo che mai. In effetti, pur mancando prove certe, sarebbe apparso chiaro che la strategia adottata dall’individuo fosse volta esclusivamente all’ottenimento della pensione in anticipo di 12 mesi.
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Del resto, la stampa locale aveva già fatto notare che la nuova legislazione avrebbe potuto scoprire il fianco a possibili abusi, legati sia alla pensione di base che al servizio militare maschile obbligatorio. Al momento, tuttavia, la pubblica amministrazione elvetica non ha ancora fatto sentire la propria voce sulla vicenda. Certo è che la questione appare piuttosto delicata, dal momento che tali situazioni richiedono un discernimento serio e nascondono delle importanti storie personali. E spesso molto complesse.