Acquistare case all’asta è un procedimento ben più frequente di quanto si pensi. Per la relativa semplicità e anche per il momento storico.
Un mercato in costante movimento quello immobiliare. Nonostante la crisi innescata dal Covid, infatti, alcune particolari agevolazioni hanno reso il momento abbastanza favorevole.
Tra mutui accessibili grazie alla garanzia statale e prestazioni per i giovani under 35, un’occasione “sempreverde” è data anche dalle case vendute all’asta. Potenziali buoni affari, aperti a tutti e regolati in maniera diversa dalla consueta trattativa per l’acquisto di un immobile. Certo, si tratta di un settore che nasconde diverse insidie, da valutare attentamente prima di procedere a una proposta. Anche per questo, a meno di non essere degli esperti, meglio affidarsi a un consulente. C’è anche da dire che, in molte circostanze, non si tratta di case di prima qualità. Tuttavia, come detto, c’è la possibilità concreta che, nel mucchio, fuoriesca qualcosa di interessante.
Forse le minori disponibilità economiche o la difficoltà nell’acquistare un immobile nuovo di zecca per via dei prezzi troppo alti (paradossalmente anche in zone molto periferiche), hanno reso il mercato delle case all’asta particolarmente interessante per i compratori. Numerose società di consulenza sono sorte in seguito all’estensione del mercato, accanto ad agenzie di mediazione che si occupano prevalentemente di immobili in vendita per procedimenti giudiziari in corso. Perché di questo si tratta in buona parte dei casi.
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Case all’asta: come funziona il mercato
Tendenzialmente, sono quattro i motivi per cui una casa all’asta può essere d’interesse. Innanzitutto l’affitto: in quanto solitamente acquistabile a prezzi più contenuti, la compravendita può avvenire nell’ottica di un futuro affitto, oppure per destinare l’immobile a un figlio. Inoltre, va considerata la relativa accessibilità al procedimento di acquisto, oltre che la possibilità di ottenere un muto alle stesse condizioni delle transazioni ordinarie. Infine, un ruolo importante lo gioca la messa in vendita in un periodo fortemente posteriore alla data della perizia. Questo fa sì che il prezzo sia decisamente ribassato rispetto all’epoca dell’acquisto. Un problema qualche anno fa, oggi più attenuato per via dei prezzi inferiori ai quali gli immobili sono messi in vendita.
Anche il mercato delle aste, a ogni modo, ha risentito dell’impatto della pandemia. Secondo un rapporto di Reviva, società specializzata del settore, l’innalzamento degli affari si è avuto solo rispetto al 2020, ovvero l’anno del lockdown, mentre rispetto al 2019 i numeri sono calati. Le aste svolte sono state 185.555, contro le 254.649 di due anni fa. Il tutto, per un valore complessivo di 14,3 miliardi di euro su 126.425 immobili effettivamente offerti. Anche se le aste raggiungono una certa cifra, le case sono inferiori di numeri in quanto, in buona parte dei casi, è necessario procedere a più esperimenti di vendita. In 32 casi, nel 2021, le gare svolte sono state sei.
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Le procedure in sé non sono standard: innanzitutto l’asta classica, con offerta su base predefinita ridotta del 25% e in busta chiusa, con deposito cauzionale del 10%. Vi sono poi le aste telematiche oppure quelle miste. Il decreto 132/2015 ha eliminato la procedura con incanto, rimuovendo quindi i rilanci anche dopo l’aggiudicazione. Il saldo delle case deve avvenire entro 120 giorni.