Non solo investimenti e versamenti. Il Fisco monitora anche gli acquisti effettuati, specie se incongruenti con la capacità di spesa dichiarata.
La strada della lotta all’evasione fiscale passa dal rafforzamento dei controlli. Non solo sui conti dei cittadini ma anche sulle spese effettuate. Acquisti compresi.
Le verifiche del Fisco possono scattare in qualsiasi momento. I dati forniti all’Agenzia delle Entrate, infatti, potrebbero essere velocemente raffrontati nel caso in cui si procedesse a delle operazioni ritenute incongruenti con i redditi dichiarati. Allo stesso modo, anche gli acquisti potrebbero ricevere delle attenzioni particolari. Specie se fossero relativi a investimenti, abitazioni oppure a oggettistica in qualche modo costosa, ad esempio gioielli o mobilia di lusso. In pratica, i contribuenti potrebbero finire sotto l’occhio del Fisco in qualsiasi momento, o meglio, in ogni circostanza risulti in qualche modo sospetta rispetto alle reali capacità economiche di chi vi si ritrova.
Una strategia figlia del periodo di restrizione in cui ci troviamo. Fin dal suo insediamento, infatti, il Governo Draghi ha fatto all in sulla lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio, attenzionando (chiaramente nei limiti del consentito dalla privacy del cittadino) tutte le operazioni sospette anche solo sul piano teorico. Naturalmente, le verifiche scattano solo nel momento in cui le incongruenze siano particolarmente evidenti.
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Controlli sugli acquisti: ecco quando il Fisco bussa
Il sistema tributario tiene conto della capacità economica dichiarata. E, per questo, eventuali operazioni al di fuori degli standard potrebbero essere attenzionate dal Fisco. I controlli scatterebbero quindi in caso di incongruenze fra il reddito determinato e le spese effettivamente sostenute, fra le quali alcuni acquisti, considerati al di fuori di quelli necessari per il sostentamento della famiglia. Ecco perché, in questo senso, gli investimenti per l’acquisto di immobili o di beni mobili, polizze e contributi previdenziali, rischiano di essere passati al setaccio. Persino eventuali spese connesse alla numismatica, alla filatelia, a prodotti finanziari, azioni, obbligazioni e finanziamenti vari: tutto potrebbe rientrare nel novero dei controlli fiscali.
Stesso discorso per i trasporti (auto, caravan e natanti), incluso il Bollo auto, pezzi di ricambio e costi per le manutenzioni. Le stesse spese per i mezzi pubblici di trasporto potrebbero figurare come spese incongruenti se sostenute in particolari condizioni. E ancora, beni e servizi, inclusi i pagamenti per le prestazioni dei professionisti, strutture ricettive, consumazioni nei punti ristoro. Spese per l’istruzione (specie per i corsi universitari) e per la comunicazione potrebbero allo stesso modo figurare fra quelle controllate, così come quelle per l’acquisto di dispositivi tech e per onorare debiti come il mutuo o i canoni leasing.
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Il reddito complessivo del contribuente viene determinato anche tenendo conto delle spese risultanti al sistema dell’Anagrafe tributaria. Una tabella di riferimento stabilisce la regola che determinata l’ammontare degli investimenti come parte del patrimonio imputabile al periodo d’imposta. Occhio agli acquisti quindi. Lo sguardo del Fisco può essere decisamente lungo.