L’accesso al credito per chi è stato segnalato al Crif può essere davvero difficile. Cosa non può fare chi è cattivo pagatore.
La definizione Cattivo Pagatore è un baratro nel quale molte persone hanno avuto la sfortuna di cadere. Non si tratta di un’infamia ma di una classificazione ben precisa stilata dalle banche e dagli istituti finanziari. Chi è cattivo pagatore si trova di fronte a un elenco di cose che non può fare. Entrare nella Black List è sicuramente un evento spiacevole ma si può sopravvivere.
Cosa significa cattivo pagatore
Anche se la terminologia non lascia molto spazio all’immaginazione, per essere tacciato come cattivo pagatore, o altrimenti inserito nella cosiddetta Lista Nera, è necessario commettere molteplici irregolarità finanziarie. Il termine “cattivo pagatore” appartiene infatti all’ambito giuridico e serve a classificare una determinata tipologia di utenti. La normativa è stata ideata per proteggere banche e/o finanziarie quando prestano una somma di denaro a un cittadino; nessun ente di questo tipo, infatti, può permettersi di non ricevere indietro i soldi erogati e gli interessi derivanti. L’impossibilità di adempiere all’obbligo di restituzione può essere causata da molti fattori, non sempre volontari e fraudolenti naturalmente. Ma alle banche ciò non interessa.
Quando si contrae un debito, deve essere pagato. Altrimenti sono guai. È noto infatti che quando si chiede un finanziamento viene firmato un contratto che vincola l’individuo a restituire la somma più gli eventuali interessi, in modalità rateale concordata di volta in volta. Non basta però pagare un bollettino in ritardo per essere definiti “cattivi pagatori”, e per fortuna viene da dire; ma è necessaria una reiterazione nel lungo termine di un comportamento irregolare. Quando si parla poi di insolvenza vera e propria è ancora peggio, poiché si verrà “protestati”.
Come si entra nella black list
Nella pratica, esistono diverse modalità per figurare nella tanto temuta black list delle nanche. Ad esempio, chi ha un ritardo di almeno 2 rate su un prestito personale – o mensilità di un mutuo – rimane nella lista nera per 12 mesi. Se i ritardi riguardano molte più rate, il nominativo rimarrà in suddetta lista anche per 2 anni, talvolta 3 nei casi più gravi. Va anche specificato, però, che piccoli ritardi riguardanti il giorno di scadenza del bollettino, oppure su cifre relativamente piccole, non vengono considerate condizioni sufficienti a tacciare un cittadino come cattivo pagatore.
La stessa Banca d’Italia chiarisce che: “Il ritardo nei pagamenti non è una condizione sufficiente per la segnalazione a sofferenza: per questa classificazione, l’intermediario deve tenere conto della situazione finanziaria complessiva del cliente”. Insomma, fortunatamente qualche addetto ai lavori potrà valutare la singola situazione del cliente e decidere in base allo storico e ad altri elementi se erogare un prestito oppure no.
Come sapere dunque se si è effettivamente cattivi pagatori?
I nominativi dei cattivi pagatori sono conservati presso organi che fanno sempre riferimento alla Banca d’Italia – centrale dei rischi o CR – ma anche presso altre entità come il SIC e il CRIF, oppure il più noto CRIF, seguito da EXPERIAN e CERVED. Quando si chiede un prestito, le finanziarie vanno subito in cerca di notizie presso questi registri e trovano il comportamento che è stato adottato in passo dal richiedente. Anche il cittadino può chiedere di consultare questi registri, rivolgendosi alla propria banca o inviando una lettera alla Centrale Rischi della Banca d’Italia.
Cosa NON può fare un cattivo pagatore
Una volta appurato che il proprio nominativo è nei suddetti registri, sicuramente non rimane che aspettare che trascorra il tempo, così da riavere una bella “fedina pulita” dopo un anno o due. Può capitare, però, di non avere tutto quel tempo e di dover accedere nuovamente al credito. Cosa può e cosa non può fare, dunque un cattivo pagatore? Innanzitutto non può stipulare un mutuo per acquistare/ristrutturare la casa. O meglio, alcune Banche valutano la situazione reddituale complessiva del cliente, e possono arrivare anche a erogare dei mutui. L’importo però non sarà mai molto alto, difficilmente potrà superare i 50.000€, e soprattutto verranno richieste garanzie aggiuntive. In ogni caso, chi ha solo pagato in ritardo può accedere a questo tipo di credito, mentre chi aveva saltato proprio le rate dovrà pagare ciò che ancora gli manca prima di chiedere altro denaro in prestito.
Niente auto a rate per il cattivo pagatore
Acquistare un’auto nuova per chi è iscritto alla Black List può essere davvero molto difficile. Anche se si tratta di importi relativamente piccoli, le Concessionarie di Auto hanno delle procedure semplificate per concedere il finanziamento. La procedura telematica viene quindi bloccata automaticamente in caso di riconoscimento da parte del database di cattivo pagatore. Ma anche in questo caso si può ovviare facendo riferimento alla propria Banca. In pratica, se l’Istituto di Credito dove ad esempio depositiamo lo stipendio conosce a fondo la situazione del cliente, può decidere di “fidarsi” ed erogare un piccolo prestito, accreditare l’importo sul conto corrente e quindi permettere al cattivo pagatore di recarsi a comprare l’auto tanto agognata.
Finanziamenti online “vietati” al cattivo pagatore
Stesso discorso per quanto riguarda le finanziarie a cui si appoggiano i negozi virtuali. Pensiamo agli Store che vendono ad esempio grandi elettrodomestici. Solitamente è sufficiente compilare alcuni moduli direttamente dall’e-store e acquistare Tv, frigoriferi, condizionatori e altri dispositivi e stipulare un micro-finanziamento da pagare comodamente a rate. Ma anche in questo caso vengono usati sistemi automatizzati che – molto probabilmente – bloccheranno la pratica sul nascere. Meglio recarsi, di nuovo, in Banca e sperare di ottenere il credito che serve.
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La cessione del Quinto
Il cattivo pagatore, se proprio ha necessità di ottenere un finanziamento, può valutare la formula di cessione del Quinto dello stipendio. Naturalmente deve avere una busta paga e un posto di lavoro con un contratto, se non a tempo indeterminato, quantomeno abbastanza longevo da permettere il pagamento delle rate. La somma chiesta dal cattivo pagatore potrà essere rimborsata cedendo appunto la quinta parte del proprio reddito/pensione in un periodo compreso tra i 2 e i 10 anni. Per essere sicuri che il richiedente abbia la possibilità di saldare il debito, le finanziarie potrebbero chiedere anche un’anzianità di servizio, almeno di 3 o 5 anni, individuando nel TFR accantonato dall’azienda la soluzione in extremis per il rimborso.