Una brutta notizia per i percettori di pensione d’invalidità. Coloro che avevano ricevuto l’aumento due anni fa, ora potrebbero doverlo restituire.
Il grado di invalidità e la natura della disabilità, d’ora in poi, conteranno relativamente in merito alla pensione percepita.
Una quota di questa infatti, a prescindere dal tipo di patologia sofferta, verrà conteggiata come reddito. Gli effetti di tale decisione sono chiari: più reddito uguale Isee più alto. E, quindi, situazioni complicate per chi soffre condizioni di disabilità. Già nei mesi scorsi i titolari di percentuali di invalidità avevano tremato, in quanto l’Inps era pronto a togliere l’assegno a coloro che svolgevano anche piccoli lavori. Decisione revocata al fotofinish ma, a quanto pare, le brutte sorprese non sono ancora finite.
Probabilmente, però, nessuno si aspettava una deriva simile. Specie a seguito della sentenza della Cassazione risalente a due anni fa, la numero 150 del 2020, con la quale la pensione d’invalidità era stata leggermente aumentata, toccando quota 291 euro al mese nel 2022, con un massimo di 368 a seconda dei redditi conteggiati nell’Isee.
Qualora questo avesse superato quota 8.583,51, l’aumento sarebbe stato azzerato. Una disposizione resa attuativa dalla circolare n. 107 dell’Inps, arrivata poco dopo. Ora però tutto cambia e il nuovo quadro fa saltare dalla sedia le associazioni di categoria che vedono nella decisione un modo per togliere quanto è stato dato.
Pensione d’invalidità, decisione inaspettata: c’è chi perderà l’assegno
Gli aumenti della pensione d’invalidità avevano riguardato i non vedenti civili assoluti e i non udenti. Ovvero, due condizioni particolarmente gravi. Con il conteggio delle pensioni ai fini Isee, è chiaro che l’aumento dei redditi sarà proporzionale e, quindi, potenzialmente tale da rimuovere il beneficio attribuito appena due anni fa.
Eppure, la Legge 89/2016 aveva escluso dal conteggio dell’Isee tutte le forme di trattamento assistenziale, indennitario o previdenziale percepite da amministrazioni pubbliche per ragioni di disabilità. Fra queste figurava naturalmente anche la pensione d’invalidità, concessa a coloro che si vedono riconosciuta un’inabilità totale al lavoro. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, la pensione costituisce l’unica vera e propria fonte di reddito.
Pensione d’invalidità dal 74 al 100%, arriva l’aumento: ecco per chi
La Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish) si è detta amareggiata per quanto sta avvenendo e ha fatto sapere di essersi attivata su tutti i fronti competenti. Dall’Inps all’Agenzia delle Entrate, fino al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali: l’obiettivo è capire le ragioni della decisione ed eventualmente la validità effettiva viste le disposizioni di legge a riguardo.
Il presidente della Fish parla chiaramente di “valutare in quale modo agire per riparare a una situazione che riteniamo del tutto inaccettabile“. E che, senza dubbio, andrà a incidere ulteriormente non solo sul tenore di vita delle persone invalide ma anche sulla serenità delle loro famiglie. Anche perché, sul piano tecnico, sarà necessario ricordarsi della novità anche al momento della dichiarazione dei redditi. Altrimenti si rischia la beffa doppia.