Ricorso vaccino obbligatorio over 50: cosa fare per presentarlo

Cerchiamo di comprendere se ci sono i margini per presentare il ricorso vaccino obbligatorio over 50. Come bisogna muoversi nel caso? 

Ricorso vaccino obbligatorio
Fonte Adobe Stock

L’obbligo vaccinale per over 50 previsto dal decreto legge 7 gennaio 2022 numero 1 “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza Covid-19” ha lasciato in dote diverse polemiche e malumori.

Essendo un provvedimento che prevede un’imposizione e una sanzione in caso di inosservanza, esiste la possibilità di presentare ricorso per evitare la contravvenzione. Bisogna però comprendere come muoversi e quali motivazioni apporre per cercare di scongiurare la multa da 100 euro una tantum.

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Ricorso vaccino obbligatorio: cosa devono fare gli over 50 per presentare la domanda?

Una volta che la sanzione viene notificata, il soggetto in questione può fare ricorso entro 30 giorni contro l’obbligo vaccinale al giudice di pace territorialmente competente. Deve però dimostrare di essere esente dall’inoculazione anti-covid tramite un’apposita certificazione medica.

Questa deve comprovare le condizioni di salute che ostacolano la vaccinazione. Il giudice di pace con tutta probabilità nominerà un consulente tecnico d’ufficio per cercare di avere una sua perizia di fiducia.

Chi decide di ricorrere in giudizio potrebbe ritrovarsi a pagare le spese legali in caso di “sconfitta” così come avviene per tanti altri conteziosi. Nella migliore delle ipotesi deve comunque versare il contributo unificato di 43 euro. 

Ad ogni modo i casi di esenzioni devono essere stabiliti dai medici che devono tener conto o di una grave compromissione del sistema immunitario, o di presenza di malattie rare, croniche, allergie particolari, ipersensibilità ad alcune componenti dei vaccini. 

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Prima di arrivare ciò è previsto un iter burocratico che si apre attraverso il controllo degli elenchi delle ASL in seguito ai quali l’Agenzia delle Entrate ha il compito di avvisare i diretti interessati. Il primo avvertimento prevede una linea bonaria. In caso di mancata risposta ne segue un secondo in cui viene comminata la contravvenzione.

Qualora la documentazione fornita a titolo di esenzione non sia soddisfacente o in caso di ulteriore mancanza di considerazione della comunicazione, entro 180 giorni viene stabilita la sanzione di 100 euro una tantum. 

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