Importi più alti nel cedolino della pensione ma solo a partire da marzo. Il primo ricalcolo ammortizzerà il ribasso di gennaio e febbraio.
Ci si aspettava un aumento dell’assegno pensionistico per molti contribuenti in questo 2022. E in effetti l’incremento ci sarà ma più in là rispetto a quanto previsto. I pensionati italiani che riceveranno l’aumento, infatti, dovranno aspettare perlomeno il mese di marzo del 2022, con rivalutazione dell’importo in base all’innalzamento del costo della vita. In pratica, l’inflazione consegnerà un assegno pensione sollevato con il sistema del ricalcolo ma non subito. L’Inps ha comunque fatto sapere che il ritardo non cambierà lo stato delle cose: i cittadini in pensione, a seconda del risultato dell’indice di valutazione applicato al proprio trattamento, riceveranno più soldi a marzo a fronte di un livellamento degli importi sia a gennaio che febbraio.
In pratica, la rivalutazione degli assegni compenserà il cedolino più “leggero” del mese di febbraio. L’indice di rivalutazione è fissato all’1,7% per il 2022. A gennaio, tuttavia, verrà utilizzato un parametro riferito a ottobre 2021, pari all’1,6%. Una differenza che sposta gli equilibri verso il ribasso, con una lieve diminuzione nei primi due mesi dell’anno. Una decisione presa dall’Inps con lo scopo di non ingolfare la macchina dell’erogazione degli assegni già a inizio anno, come sarebbe potuto succedere adottando immediatamente un nuovo parametro. I due mesi serviranno quindi ad ammortizzare il lavoro di ricalcolo, pronto comunque a entrare in vigore già nel mese di marzo.
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L’Inps stessa ha comunque assicurato che a marzo la pensione aumenterà inderogabilmente. E la somma che verrà incassata nel terzo mese dell’anno andrà di fatto a ristabilire la parità con quanto perso in precedenza. In sostanza, nei primi tre mesi non cambierà di fatto nulla, se non per piccolissimi importi. Va detto che i conguagli della pensione saranno diversi, non solo per il nuovo indice di perequazione. Ad esempio, un pensionato che percepisce un assegno pari a 1.200 euro al mese, dovrebbe ricevere un aumento pari a circa 22 euro mensili. Per il resto, si ragionerà in base alle 6 fasce di reddito previste, alle quali verrà applicata una percentuale diversa a seconda di quanto percepito con il trattamento minimo.
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Per quanto riguarda gli importi fino a quattro volte il trattamento minimo, si procederà con il 100% di applicazione. Si scende al 77% per gli importi fra quattro e cinque volte il trattamento minimo, al 52% per quelli fra cinque e sei volte. Le ultime tre fasce vanno dal 47% (importi fra sei e otto volte il trattamento minimo) al 40% (oltre nove volte). In mezzo, la percentuale del 45% rivolta agli importi fra otto e nove volte il trattamento minimo. La rivalutazione del 100% riguarderà una pensione fino a tre volte il minimo, con importi fino a 2062 euro lordi. Il 90% spetterà a quelle fra tre e cinque volte (fino a 2577,90 euro lordi), mentre il 75% si applicherà agli assegni oltre cinque volte il minimo, con importo lordo superiore a 2.577,90 euro.