L’Inps diventa più severa: cosa cambia per la quarantena covid da contatto

Cambiano le regole inerenti la quarantena covid in caso di contatto con positivi e anche gli indennizzi erogati dall’Inps per le assenze al lavoro. Il nuovo scenario 

Quarantena Covid
Fonte Adobe Stock

Le regole inerenti il Covid-19 sono sempre in continuo divenire. Con l’arrivo dell’anno nuovo, una delle principali novità in tal senso sono i cambiamenti inerenti le disposizioni sulla quarantena.

In particolar modo meritano un approfondimento particolare i nuovi principi per quanto concerne i contatti con persone positive. Una questione che diventa ancor più importante alla luce del vertiginoso aumento dei contagi dovuto al diffondersi della variante Omicron.

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Quarantena covid: cosa cambia per il lavoro in caso di contatto con positivi

Andando nello specifico, dopo il decreto di fine anno la permanenza forzata presso il proprio domicilio in seguito all’incontro con uno o più soggetti infetti riguarderà solo i non vaccinati e coloro che hanno ricevuto l’ultima somministrazione da più di 4 mesi.

Gli altri invece potranno svolgere regolarmente le proprie attività quotidiane, a cominciare dal lavoro, per cui non è più prevista la corresponsione di un’indennità di malattia per la quarantena preventiva.

Dunque l’Inps non copre più il periodo sopracitato, ragion per cui chi non può usufruire dello smart working, deve necessariamente avvalersi dei permessi retribuiti o di giorni di ferie per scongiurare la decurtazione dello stipendio.

In termini più chiari, la quarantena covid per contatti con positivi non è più considerata come malattia. Almeno per ora la situazione è questa. Il Governo non ha rifinanziato la misura che è terminata il 1 gennaio 2022.

Al momento non è ancora lecito sapere se verranno erogati ulteriori fondi per consentire la ripartenza di questo beneficio. I prossimi decreti saranno decisivi in tal senso, anche perché lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 marzo 2022.

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Certo, rispetto al passato la quarantena è più breve (nel primo periodo di pandemia arrivava addirittura a 14 giorni) e viste le varie esenzioni anche meno frequente. Resta però il problema per chi proprio non può fare diversamente, mentre per chi risulta positivo rimane tutto invariato. Naturalmente è previsto il diritto alla prestazione previdenziale.

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