Brutte notizie per chi è già in pensione e lavora in nero in quanto rischia di dover fare i conti con delle gravi conseguenze. Ecco cosa c’è da sapere in merito.
Il Covid ha avuto, e continua purtroppo ad avere, un impatto negativo sulle nostre esistenze, sia dal punto di vista dei rapporti sociali che delle relazioni economiche. In molti si ritrovano, purtroppo, alle prese con delle minori entrate, tanto che riuscire a fronteggiare le varie spese risulta sempre più complicato. Non stupisce, quindi, che proprio in tale ambito siano in molti a volgere un occhio di riguardo al mondo dei risparmi o addirittura cercare di arrotondare con delle entrate extra.
Proprio in tale ambito, ad esempio, non passano inosservato i casi di quei pensionati che, a fronte di trattamenti pensionistici particolarmente bassi, decidono di svolgere comunque dei piccoli lavoretti. Una situazione che si verifica molto più spesso di quello che si possa pensare e che può portare con sé delle conseguenze negative nel caso in cui l’attività lavorativa venga svolta in nero. Entriamo quindi nei dettagli per vedere tutto quello che c’è da sapere in merito e soprattutto cosa si rischia.
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Qualche tempo fa abbiamo visto quali sono i lavori poco pagati. Una forma di schiavitù nascosta nei guadagni, che porta in molti ad accettare retribuzione davvero molto basse, a fronte di tante ore di duro lavoro. Una situazione che finisce, inevitabilmente, per avere delle ripercussioni anche sull’importo della pensione, nel momento stesso in cui si accede, appunto, a tale trattamento.
Proprio le pensioni, in effetti, sono spesso oggetto di critiche per via degli importi considerati particolarmente bassi. Non stupisce quindi il fatto che in molti decidano di attingere a delle fonti di entrata extra, magari svolgendo un’attività lavorativa. Ebbene, nel caso in cui quest’ultima venga svolta in nero, come facilmente intuibile, si rischia di dover fare i conti con delle gravi conseguenze, sia che si tratti di lavoro dipendente piuttosto che autonomo.
In particolare è bene sapere che nel caso in cui un pensionato svolga un’attività lavorativa senza dichiararlo, rischia, una volta scoperto, di dover pagare delle sanzioni alquanto pesanti. Ma non solo, dovrà provvedere al pagamento della tassazione Irpef non versata per omessa dichiarazione dell’attività lavorativa, più interessi.
Le sanzioni inerenti a quanto evaso sono pari al 30% più gli interessi maturati fino al momento dell’effettivo pagamento. Se il pensionato che lavora in nero non effettua il relativo pagamento, inoltre, dovrà fare i conti con le procedure esecutive previste dalla riscossione. Questo vuol dire che si rischia il pignoramento della pensione, fermo restando i limiti previsti dalla legge.
Se tutto questo non bastasse è sempre bene ricordare che a differenza dei lavoratori con regolare contratto, i dipendenti che lavorano a nero non possono vantare alcun diritto o tutela. Non hanno diritto, ad esempio, ai contributi, al Trattamento di Fine Rapporto e nemmeno ad un’indennità in caso di infortunio o malattia.
Stesso discorso vale anche per i pensionati che decidono di svolgere lavoro autonomo in nero. Quest’ultimi, infatti, si ritroveranno, se scoperti, a dover pagare delle sanzioni pecuniarie alquanto salate. Ma non solo, in questo caso vi è anche un aggravante, legato al mancato versamento dei contributi previdenziali.
Proprio per questo motivo se un pensionato che presta lavoro autonomo in nero viene scoperto, dovrà pagare all’Agenzia delle Entrate le sanzioni. Quest’ultime volte a recuperare l’Irpef non versato, più gli interessi. Ma non solo, delle sanzioni pari al 30% rispetto all’importo non dichiarato, più il pagamento dei contributi previsti e non versati.
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Per finire ricordiamo che sono previste delle sanzioni particolarmente salate anche per coloro che lavorano in nero e percepiscono la pensione di inabilità. Quest’ultima, d’altronde, così come si evince anche dal sito dell’Inps, “è una prestazione economica, erogata a domanda, in favore dei lavoratori per i quali viene accertata l’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa“. Ne consegue, pertanto, che è incompatibile con qualsiasi tipo di lavoro, sia dipendente che autonomo.