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Lavoro e pensioni

Pensioni, arrivano 700 euro in più sugli assegni: ecco chi sorride

Taglio dell’Irpef e rivalutazione degli assegni: le pensioni salgono già a gennaio per buona parte dei contribuenti. E aumentano le uscite anticipate.

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La rivalutazione delle pensioni porterà buone notizie per una serie di contribuenti. Anche se c’è da dire che l’adeguamento degli assegni ad alcuni pensionati si affiancherà a un periodo di trattenute. Il tutto, però, si unisce al contempo alla decurtazione Irpef stabilita dal Governo. Il che, alla fine, porterà l’importo pensionistico a salire in modo sensibile nell’immediato, con somme aggiuntive variabili in base al reddito. Al momento, l’adeguamento delle pensioni fa fede su un indice perequativo all’1,7% (con possibilità di discesa all’1,6% già a gennaio), come previsto dall’Inps.

L’obiettivo è rendere possibile la prima liquidazione già a partire da gennaio 2022, adottando l’indice di perequazione vigente al 15 ottobre 2021. Per questo si scenderà all’1,6%, anche se la modifica non dovrebbe spostare più di tanto gli equilibri. Nel primo trimestre dell’anno appena iniziato, sarà effettuata l’elaborazione per corrispondere le differenze di perequazione, laddove siano dovute. Gli aumenti oscillano su cifre apparentemente contenute, passando da 515,58 mensili a 523,83 per il trattamento minimo Inps, mentre per l’assegno sociale si salirà a 467,65 da 460,28 euro.

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Pensioni, adeguamento degli assegni: a chi spetteranno 700 euro in più

Per gli assegni fino a quattro volte il minimo, ossia 2.062 euro, si applicherà un adeguamento al 100%. Il 90% spetterà agli assegni fra quattro e cinque volte il minimo, mentre chiudono al 75% quelli con importi superiori. Va ricordato che l’adeguamento degli assegni delle pensioni tiene conto dell’aumento del costo della vita. In sostanza, l’incremento degli importi dovrebbe contribuire a tamponare l’emergenza inflazionistica. Per questo l’Inps si riserva, per la prossima primavera, un’ulteriore rivalutazione dell’indice perequativo, i cui criteri determinativi tengono conto di tre indici differenti (appunto il 100%, il 90% e il 75%). Le fasce sono state quindi ridotte a tre dalle precedenti sei, rideterminando la rivalutazione, rispettivamente, per gli assegni fino a quattro volte il minimo (1,7%), oltre quattro e fino a cinque (1,53%) e oltre cinque volte il minimo (1,275%).

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Inoltre, a far crescere gli importi delle pensioni contribuiranno anche i tagli delle aliquote Irpef. E questo varrà sia per i dipendenti che per gli autonomi. Dai tagli previsti, infatti, addirittura il 36% del ricavato sarà destinato ad accrescere gli assegni, con importi anche fino a 700 euro in più all’anno. L’aumento medio, stando ai calcoli preventivi, si attesta a 178 euro circa, con ovvie differenziazioni in base al reddito annuo dichiarato. In questo senso, il guadagno maggiore sarà per gli assegni già più alti. Si ricorda, inoltre, che l’anno in corso sarà di transizione per le pensioni. Le quali, per il momento, faranno leva sia sull’entrata in vigore temporanea di Quota 102 (uscita a 64 anni con 38 di contributi) che sul rafforzamento di Ape Sociale e Opzione Donna. Entrambe misure prorogate, con estensione dei benefici nel primo caso.

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Damiano Mattana