Sotto stress è facile parlare troppo e sbagliare: ecco quali sono gli errori da evitare durante un colloquio di lavoro
Nel 2022 sono tante le aziende che assumono: Poste Italiane, Aziende di Trasporti che cercano autisti di Bus, società di Delivery che cercano Rider. Ma anche esercizi commerciali e catene GDO. Basta fare una ricerca sulle piattaforme per il lavoro e sicuramente si trova qualche opportunità. Inviare il curriculum e sperare di essere chiamati per un’intervista è il primo passo. Ma poi, davanti al recruiter, come si fa a rispondere in maniera corretta alle domande? Ci sono cose che è meglio non dire, al primo colloquio di lavoro? Ecco una serie di suggerimenti per non sprecare nessuna chance di lavoro.
Colloquio di lavoro e l’alto tasso di stress
Non c’è niente da fare: anche chi di solito ha un buon autocontrollo, di fronte ad un esaminatore rischia di crollare. In fondo, il compito dei recruiter è proprio questo. In pochi minuti devono capire se la figura che hanno davanti è un potenziale nuovo collaboratore o solamente una persona che si è presentata lì sperando di ottenere il lavoro. Magari perché insoddisfatta di quello che ha già. I selezionatori sanno essere “spietati” ma hanno ottime motivazioni per farlo. Spesso, per un paio di posti vacanti, si presentano centinaia di persone. Una volta scartate le prime che non sono affatto idonee, rimane sempre un range di candidati che potenzialmente potrebbe soddisfare le esigenze dell’azienda. Lo scopo è quello di non perdere tempo e non farne perdere agli intervistati. E ecco perché vengono messi alla prova durente un colloquio di lavoro, talvolta anche con domande “a trabocchetto” e che possono mettere realmente in difficoltà.
Dall’altro lato, anche chi è totalmente “a posto con la coscienza” e desidera sinceramente far parte di quell’azienda perché sente che è il lavoro che fa al caso suo, si sente sotto pressione, e si sa, lo stress gioca sempre brutti scherzi. Prima di un colloquio di lavoro, dunque, è bene prepararsi proprio come se si dovesse affrontare un esame scolastico, e mettere in pratica tutte quelle che sono le efficaci strategie per uscirne vincenti. Ma in soldoni, in cosa consistono queste strategie? Oltre a comportamenti corretti da adottare – come il dress code, le argomentazioni da portare all’attenzione del recruiter e le domande da porre riguardo all’azienda – ci sono delle cose assolutamente da NON fare e soprattutto NON dire. Eccole.
Le 5 cose da non dire a un colloquio di lavoro
Quando si sta per affrontare un’intervista, si pensa a cosa dire, a come presentarsi al meglio, a come “vendersi” correttamente in base a ciò che sta cercando l’azienda. Si tende a portare in luce gli aspetti positivi, i successi, i traguardi raggiunti, oltre che naturalmente le esperienze pregresse. Ma il recruiter sa anche che ci sono “lati oscuri” in ogni persona. Cercherà di scovarli con tutti i mezzi che ha a disposizione. Detta così può sembrare una “guerra”. Non bisogna dimenticare che, là fuori, la competizione è alta. E si deve riuscire ad arrivare primi tra tanti.
“Voglio cambiare lavoro perché non sono soddisfatto di quello attuale”
Sebbene sia assolutamente legittimo cercare un lavoro più gratificante, o anche pagato di più, è sempre bene non farlo sapere al recruiter. Non in questo modo almeno. Se viene posta la domanda su come mai si desidera cambiare impiego, è meglio puntare su altri argomenti. Come ad esempio il desiderio di migliorare il proprio status, la scoperta di nuovi interessi in seguito a studi formativi oppure la voglia di mettersi in gioco e affrontare nuove sfide. Queste tematiche si riveleranno certamente più efficaci rispetto a “lamentele” sull’attuale capo, sull’esigua busta paga o sulle discussioni coi colleghi.
Come rovinare un colloquio di lavoro: “Quanti permessi/ferie vengono concessi ai dipendenti?”
Un altro argomento da non affrontare mai con l’esaminatore è quello delle vacanze, o giorni di permesso. Sono ovviamente un diritto di tutti i lavoratori, e come tale verrà erogato in base al tipo di contratto stipulato. Inutile quindi far pensare al recruiter che ancora prima di essere assunti si pensa a organizzare le vacanze estive. Stesso discorso vale ovviamente per lo stipendio. Il recruiter andrà sicuramente sull’argomento “compensi” quando lo riterrà opportuno. E non mancherà di essere esaustivo.
“Mi hanno consigliato di inviare la candidatura alla vostra azienda”
Un altro errore da evitare è mettere “sul tavolo” persone al di fuori della situazione. Un’azienda ha certamente tra i suoi obiettivi quella di essere sponsorizzata dalle persone, ma quando si tratta di voler entrare a far parte della rosa dei collaboratori è un’altra storia. Ciò che il recruiter vuole è sapere che ha di fronte una persona adatta al ruolo richiesto. Che si è informata sulla realtà dell’azienda prima di decidere di inviare il curriculum. Riferire che a convincere è stato un amico/parente/macellaio sotto casa manda all’esaminatore l’idea di una persona che non sa cosa vuole, che si fa influenzare, e di conseguenza rigetterà in un istante la candidatura.
Mai dire a un colloquio di lavoro: “So fare di tutto, basta chiedere”
Il mondo del lavoro, oggi, è cambiato molto. Flessibilità, resilienza e capacità di rinnovarsi sono doti molto apprezzate dalle aziende. Attenzione però a come si mettono sul piatto queste carte. Ponendosi come un “mansueto e servile lavoratore” pronto a tutto pur di lavorare non si otterrà alcuna possibilità. Prima di tutto presentarsi come una persona disperata disposta a fare qualsiasi cosa è poco edificante a prescindere. Inoltre, nell’offerta di lavoro vengono specificate sempre chiaramente le mansioni che verranno assegnate e le skills richieste. Saper fare altro e dare ancora di più all’azienda è sicuramente un pregio. Ma da dimostrare solo DOPO aver ottenuto il lavoro.
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“Ho bisogno di questo lavoro perché…”
I recruiter cercano di approfondire la conoscenza del candidato anche con domande molto personali. Se non oltrepassano la soglia della provocazione, sono assolutamente legittime. Servono a sondare meglio le capacità della persona, che ovviamente non deve e non può essere un robot che fa ciò che gli si comanda. Ma non bisogna mai entrare troppo nel personale. Anche quando viene chiesta la fatidica risposta a “perché lei vuole questo lavoro?”. Mai mettere in gioco problemi di soldi o difficoltà a pagare le bollette, o peggio altri problemi di natura intima. La parola “bisogno” deve proprio essere bandita dal vocabolario usato durante un colloquio di lavoro.