Quando si riceve una notifica relativa a una cartella esattoriale, bisogna tenere in considerazione l’indirizzo mail. Potrebbe anche essere nulla.
La notifica di una cartella esattoriale deve seguire delle procedure standard. Sia nel caso avvenga direttamente alla porta di casa, sia qualora venga comunicata via PEC. Quest’ultimo caso, in particolare, richiede l’assolvimento non tanto di una procedura, quanto di specifiche disposizioni normative, che autorizzano la notifica solo nel rispetto di determinati requisiti. Uno di questi riguarda le caselle di posta elettronica ufficiali attraverso le quali inviarla. I quali restano i soli metodi per far sì che la comunicazione sia effettiva. Per questo, nel momento in cui si dovesse ricevere una mail PEC da parte dell’Agenzia delle Entrate o dalla Riscossione, bisognerà accertarsi che corrisponda effettivamente agli indirizzi giusti.
Sul tema vigono una serie di indirizzi giurisprudenziali utili a determinare la validità effettiva di una notifica. Qualora un contribuente riceva una mail da un indirizzo non presente nei registri pubblici, come ad esempio il Reginde, questi non sarà tenuto a rispettare quanto contenuto. E in caso venga dato seguito a quanto riportato, mettendo ad esempio in atto un pignoramento, il contribuente potrebbe appellarsi a un’illegittimità della procedura per il cosiddetto difetto di notifica. In pratica, anche da parte dell’ente riscossore c’è necessità di rispettare un determinato protocollo.
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Cartelle esattoriali, questione di PEC: quando scatta il difetto di notifica
La notifica sarebbe quidi nulla se dovesse provenire da un indirizzo PEC non ufficiale dell’ente. Del resto, dal momento che la situazione attuale non favorisce la serenità nelle operazioni sul web, la diffidenza verso un certo tipo di mail verrebbe anche giustificata dalla volontà di non incappare in una trappola stile phishing. In effetti, le varie mail contententi messaggi fasulli, volti ad allestire un certo tipo di truffe, viaggiano anche su alcuni indirizzi PEC. In alcuni casi, infatti, i truffatori si servono del nome di un ente piuttosto che di un istituto per conferire falsa autorevolezza ai propri messaggi. Anche per questo, negli ultimi tempi, gli enti stessi hanno fornito un vademecum utile a distinguere una mail fallace da una autentica. E questo vale anche per la notifica delle cartelle esattoriali.
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In caso di dubbi, la soluzione più sensata consisterebbe nella verifica dell’indirizzo PEC dal quale il messaggio arriva. Se il controllo dovesse dar esito negativo, le cartelle esattoriali notificate sarebbero da considerare nulle. Come detto, sul tema esiste una giurisprudenza precisa. Alcune sentenze hanno infatti determinato le modalità d’azione in caso di mail provenienti da indirizzi non corrispondenti a quelli ufficiali. Secondo la Commissione Tributaria Provinciale di Roma, addirittura, casi come questi sarebbero da configurarsi come giuridicamente inesistenti. Visione confermata anche dalla Commissione Tributaria di Reggio Calabria, secondo la quale la notifica è null se l’ente non utilizza la PEC registrata nell’Indicie delle Pubbliche Amministrazioni. Per quanto riguarda l’AdER, l’indirizzo da tenere a mente è protocollo@pec.agenziariscossione.gov.it.