Difficilmente, oggigiorno, potremmo fare a meno dei social. Specie di un servizio a tutto tondo come WhatsApp. Eppure potrebbe accadere a molti di noi.
Lo scorso ottobre, il mondo intero ha fatto i conti forse per la prima volta con il concetto di dipendenza da social. Comprendendo quanto questi influiscano nella nostra nel modo più amaro. Ovvero ritrovandosi nell’impossibilità di poterli utilizzare. Il blackout di Facebook è costato carissimo all’azienda fondata da Mark Zuckerberg, il cui “down” dei server (della durata di sette ore) ha trascinato con sé anche i servizi di Instagram e WhatsApp. In pratica, per nemmeno mezza giornata il mondo si è disconnesso, riversandosi sull’unico disponibile fra i social maggiori, Twitter. Uno stacco sufficiente per registrare perdite ingenti a quelle aziende che via social network traggono parte dei loro profitti. E, soprattutto, per limitare in modo estremo la comunicazione anche solo fra amici. Un problema che solo negli anni Novanta non ci saremmo nemmeno posti.
Ora però è tutto diverso. Né Facebook né WhatsApp possono essere considerati semplicemente dei servizi di svago. Gran parte della comunicazione viaggia attraverso i loro server, anche in ambito lavorativo, e la chiusura dei canali ha portato inevitabilmente delle conseguenze pesanti. Anche nell’abitudinarietà degli utenti, privati improvvisamente del loro principale mezzo di interazione. Una sensazione di isolamento che ha trovato sfogo, appunto, sul solo social maggiore ancora viaggiante, dove si sono scambiati commenti e ricercate informazioni. Tanto da rendere chiara e inquietante una domanda: si potrebbe, oggi come oggi, fare a meno dei social?
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Difficile rispondere a una domanda simile. Di questi tempi, vista la massiccia interazione uomo-tecnologia, sembrerebbe quasi un quesito filosofico. Fatto sta che, soprattutto senza WhatsApp, si rischierebbe, per quanto assurdo, di restare a secco di parole. Nonostante quasi tutte le offerte telefoniche includano un numero ampissimo di sms, pressoché inutilizzati. Certo, un blackout come quello di ottobre non è cosa frequente. Diverso il discorso se fosse la stessa WhatsApp ad avvisare gli utenti che il proprio servizio potrebbe presto interrompersi. Purtroppo è quello che potrebbe accadere a molti fruitori, qualora dovessero possedere determinate tipologie di smartphone. Non è un mistero che la pandemia abbia notevolmente accelerato il processo di sviluppo tecnologico, adeguando varie applicazioni alle esigenze di una comunicazione che può contare meno sul contatto diretto.
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Un processo destinato a non fare prigionieri. Nel senso che i dispositivi più obsoleti dovranno necessariamente essere sostituiti per adeguarsi al progressivo miglioramento delle app più utilizzate. WhatsApp non fa eccezione: a breve, infatti, coloro che dispongono di uno smartphone Android con sistemi operativi precedenti al 4.1 dovranno fare a meno dell’applicazione. Stesso discorso per Apple, con riferimento alle versioni precedenti a iOS 10. E’ stata proprio la società di messaggistica a informare gli utenti, i quali saranno costretti a salvare le proprie chat per non rischiare di perderle. Dopodiché, però, dovranno necessariamente cambiare telefono. Vale la pena di ricordare che fra i modelli che potrebbero presto andare in pensione rientrano alcuni piuttosto popolari, come i Samsung Galaxy Trend Lite, e i Huawei Ascend G740. Addio anche ai vecchi modelli LG. Una rivoluzione in nome dello sviluppo che porterà però a nuove spese.