Il gioco che ha fatto sognare milioni e milioni di italiani da dopoguerra in poi. Forse il più amato da tutti i cittadini.
Il Totocalcio cambia veste, dalla prossima giornata di campionato, infatti partirà la nuova versione di quello che è stato senza alcun dubbio il gioco più amato dagli italiani per molti decenni. Le voci trapelate negli ultimi mesi e la fase accurata di presentazione delle ultime settimane hanno chiarito in particolare le novità più caratterizzante della nuova era targata Totocalcio. Una versione più snella dinamica. Una versione che strizza l’occhio al presente e quindi al futuro. Le scommesse sportive, ciò che in pratica ha contribuito ad allontanare i giocatori dal Totocalcio stesso negli ultimi anni.
1,X, 2 come strumento di previsione del pronostico. Il 13 sognato, ormai di diritto nell’immaginario collettivo. Parliamo di un gioco che ha legato il suo percorso a quello di una intera nazione. L’esordio nel 1946 in pieno dopoguerra. I sogni e le speranza per il futuro, l’aspirazione di ambire a qualcosa di diverso. Il gioco che spalanca le porte su qualsiasi ipotesi possibile. Una pioggia di soldi, che all’improvviso sarebbe potuta piovere sulla testa dei giocatori che assidui frequentatori delle tabaccherie e ricevitorie, li dove ogni settimana si andava a giocare la mitica schedina.
La nuova idea di Totocalcio dovrebbe provare a richiamare a se quei giocatori allontanatisi per seguire la chimera della scommessa sportiva vera e propria. L’apparente semplice previsione del singolo evento insomma. “Nonostante la fortissima concorrenza dei giochi sportivi, il Totocalcio ha resistito al passare del tempo e oggi è pronto a far rinnamorare gli italiani con una nuova formula – ha dichiarato Massimo Temperelli, Managing Director Betting di Sisal – del resto, il Totocalcio continua a offrire l’opportunità, investendo importi molto bassi, di sperare di vincere premi da centinaia di migliaia di euro”.
La prossima giornata di campionato, di fatto, rappresenterà il battesimo della nuova versione del Totocalcio. La versione ufficialmente più snella e dinamica prevede infatti attraverso il solito schema dell’1, X o 2 , la possibilità di puntare, nel vero senso della parola su 3, 5, 7, 9, 11 o 13 singoli eventi. Una parte di questi sarà di fatto fissa, l’altra invece variabile. Obbligatorie e opzionali di fatto, scommettere un doppio binario, avvicinarsi sempre di più al concetto della scommessa sportiva e sempre meno alla vecchia semplice idea di Totocalcio.
Superenalotto e fortuna, occhio al significato dei numeri: chi festeggerà una vincita?
“Fare tredici è un’affermazione entrata a far parte del nostro lessico e giocare la schedina è una tradizione per gli affezionati del Totocalcio – ha dichiarato ancora Temperelli – che in ricevitoria mettono in scena dei veri e propri riti. Con le nuove modalità che lo rendono più semplice e coinvolgente si punta a conquistare anche il pubblico più giovane, che della schedina ha solo sentito parlare ma con cui non si è mai cimentato“.
La prima schedina del Totocalcio è stata giocata il 5 maggio del 1946. Siamo in pieno dopoguerra, cosi come accennato in precedenza. Gli italiani avevano tra l’altro bisogno di sognare, ambire a qualcosa di diverso anche attraverso quella che di fatto rappresentava una vera e propria distrazione. Il costo della prima schedina era di 30 lire a colonna, con un totale di 12 partite. Il primo vincitore in assoluto è stato il signor Emilio Biasotti, il premio allora fu di 426.826 lire. Negli anni, poi, soprattutto negli ultimi decenni i premi si sono rivelati chiaramente molto più consistenti.
Nel novembre del 1983, tre tredici distribuiscono in una sola volta la bellezza di 5 miliardi a testa. Qualche tempo dopo, il 5 dicembre, il montepremi più alto di tutti i tempi si concretizzò con una cifra, in miliardi pari a 34.470.967.370 lire. I 13, quel giorno furono ben 1.472. I vincitori portarono a casa una cifra pari a 12 milioni delle vecchie lire a testa.
Il vecchio Totocalcio, insomma, torna per i suoi appassionati, i suoi tifosi, quei giocatori che in un modo o nell’altro ogni domenica trovavano il tempo da dedicare alla schedina, una sorta di rito, obbligatorio, fisso, quanto mai dolce e spietato. Vecchie abitudini che forse potrebbero ritornare.