Scopriamo cosa prevedono i contratti a tempo determinato 2022 per quanto concerne stipendio, permessi, ferie, malattie ed altri aspetti basilari
Le norme previste per i contratti a tempo determinato 2022 sono le stesse valide per i lavoratori dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato. Differiscono solo per le direttive specifiche previste da ogni CCNL di riferimento.
Dunque le regole per quanto concerne permessi, ferie e retribuzioni non cambiano a seconda della natura del rapporto contrattuale. L’unico aspetto che muta per quanto concerne i determinati sono i rinnovi e i tempi di preavviso, che sono sempre da analizzare.
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Andando nel profondo della questione, partendo dal salario, il lavoratore che viene assunto a tempo determinato nel 2022 ha diritto a percepire lo stesso stipendio degli indeterminati naturalmente in proporzione al periodo di lavoro prestato.
Come già anticipato rinnovi e tempi di preavviso sono i fattori che variano maggiormente. Le nuove disposizioni hanno reso decisamente meno conveniente rinnovare i contratti a tempo determinato, stabilendo l’obbligo di causale dopo i primi 12 mesi e aumentando di uno 0,50% il contributo aggiuntivo dovuto dai datori di lavoro ad ogni rinnovo.
Naturalmente si tratta di un incentivo per i padroni ad assumere forza lavoro proponendo contratti indeterminati. Ad ogni modo allo stato attuale il numero di rinnovi possibili dei contratti a tempo determinato è di 4 e non più di 5 sempre con durata massimo di 2 anni. A quel punto scatta in automatico l’indeterminato.
Per la conferma di un rinnovo di contratto determinato nel 2022 è necessario che intercorra un determinato periodo di tempo tra i due contratti stipulato tra le stesse parti contrattuali e con la stessa mansione in azienda. Devono passare 10 giorni per i contratti di durata pari o inferiore a 6 mesi e 20 giorni per quelli da 7 mesi in poi.
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Passando a ferie e permessi, sono stabiliti dai contratti collettivi di riferimento. Le vacanze sono proporzionate al servizio prestato, mentre i permessi possono essere richiesti se rientrano nel periodo di lavoro a tempo determinato stabilito.
Discorso simile per la malattia, per cui il limite massimo indennizzabile è pari al numero di giorni di lavoro prestati nei 12 mesi precedenti all’evento di disturbo.