La fattura elettronica allarga la banca dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate. Ma il Garante della Privacy pone delle condizioni al libero utilizzo.
Tutto pronto o quasi per l’introduzione della fattura elettronica anche per le Partite Iva in regime dei minimi. L’obiettivo è cercare di contrastare in modo ancora più deciso l’evasione fiscale, rispettando il programma del Governo annunciato fin dagli albori del Governo Draghi. La fatturazione elettronica, infatti, andrà a braccetto con l’obbligo del Pos per tutti gli esercenti. Ma non si tratta solo di tracciabilità e di pagamenti regolari. La mission è snellire anche le procedure di eventuali controlli fiscali dal momento che, con la cosiddetta “e-fattura”, i dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate saranno maggiori e di più facile consultazione.
Anzi, qualcuno ha ipotizzato l’istituzione di una sorta di “schedatura” da parte del Fisco, dal momento che sia dati di acquisto che di consumo potrebbero passare sotto la lente dei controlli. Per questo, come riferisce Il Giornale, si parla di una sorta di banca dati che potrebbe essere messa a disposizione del sistema fiscale. Un quantitativo di dati potenzialmente vastissimo che, chiaramente, richiederà un altrettanto serrato strumento di controllo per evitare problemi di violazione di dati personali. Anche perché il pericolo riguarda la messa a disposizione di dati che non riguardano direttamente il contrato all’evasione fiscale.
La fattura elettronica, dunque, andrà a regolare le procedure di pagamento attraverso un sistema di trasparenza rispetto alle remunerazioni a seguito di prestazioni professionali. E questo varrà, molto probabilmente, anche per le Partite Iva minori, che saranno come le altre tenute a emettere la fatturazione via software. La compilazione, infatti, avverrà in modo automatico, con tanto di firma digitale, attraverso una marca temporale che renderà il documento di fatto immodificabile. La fattura, una volta compilata, verrà inviata al destinatario tramite il Sistema di Interscambio dell’Agenzia delle Entrate. L’obbligo è già in vigore dall’1 gennaio 2019 per gli operatori economici, per transazioni B2B e B2C.
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Come evidenziato dal Garante della Privacy, sarà necessario effettuare accessi limitati ai dati integrati, oltre che assicurare l’utilizzo delle informazioni in questione solo in seguito a verifiche fiscali. Inoltre, lo stesso potrà essere fatto solo dopo l’introduzione di restrizioni specifiche riguardo i dati legati a prestazioni legali e di commercialisti, volte ad analizzate le informazioni da trasmettere al Fisco. Le comunicazioni di acquisto in transito nel database generale, potranno essere conservate per un periodo pari a 8 anni. Necessario, secondo il Garante, che il sistema generale avvii le verifiche necessarie solo in merito a un reale rischio di evasione fiscale. Si ricorda che, finora, sulla base dell’articolo 27 del Dl del 6 luglio 2011, dalla fattura elettronica erano esclusi i regimi di vantaggio. Nel 2022, anche questa disposizione potrebbe cambiare.