Se le restrizioni del Super Green Pass possono sembrare severe, in Bolivia i toni sono decisamente più alti. Ecco cosa può accadere a chi viola le regole.
Non manca molto all’introduzione del Super Green Pass, con il giro di vite che interesserà diversi aspetti della nostra quotidianità. Un’ulteriore limitazione, che punta a incoraggiare i reticenti alla vaccinazione e, in tal modo, limitare la diffusione della variante Omicron. Novità accolte tutt’altro che positivamente dalla cittadinanza, nonostante siano state introdotte per cercare di evitare lo spettro di nuovi lockdown. Al netto, chiaramente, di tutte le interpretazioni sanitarie che vanno via via susseguendosi sull’ultima evoluzione del Covid-19, ritenuta forse meno grave ma altrettanto contagiosa.
Con i contagi in salita giorno dopo giorno e il grosso delle feste già trascorso o in procinto di arrivare, le nuove disposizioni sul Green Pass mireranno a ridurre le opportunità di contagio limitando ulteriormente coloro che hanno scelto di non procedere alla somministrazione del vaccino. Con il Super Green Pass, per costoro diventerà proibito persino consumare un caffè al bancone del bar. Eppure, se le restrizioni adottate possono sembrare severe, è bene sapere che in alcuni Paesi le cose stanno addirittura peggio. E’ il caso della Bolivia, dove la questione certificazione è stata interpretata nel modo più rigido possibile.
Il viceministro della Difesa dei consumatori, Jorge Silva, ha annunciato la nuova stretta in un discorso trasmesso in tv. Gscorrere lo stesso giornate all’insegna della normalità. A partire dall’1 gennaio, infatti, in Bolivia non solo sarà vietato entrare in luoghi pubblici senza avere con sé il Green Pass ma, per chi trasgredisce, si profilerebbe un’accusa estremamente pesante. “Attentato alla salute pubblica”: il governo di La Paz ha deciso di fare sul serio contro coloro che entreranno nei locali pubblici sprovvisti della certificazione. Con pene previste altrettanto pesanti: fino a 10 anni di carcere, a seconda della gravità della violazione e delle sue conseguenze sugli altri.
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Il viceministro è stato chiaro: chi dovesse essere colto in locali pubblici senza documenti e risultasse positivo al test, potrebbe essere processato. “Non è uno scherzo – ha rincarato Silva – o una cosa che chi vuole la rispetta e chi non vuole no”. Il Governo Arce in pratica, dopo il lunghissimo mandato di Evo Morales e il breve interregno di Jeanine Anez, imprime una nuova marcia al Paese, fino a un paio d’anni fa attraversato da una delle proteste popolari più imponenti del Sud America. In Bolivia, il Green Pass servirà per viaggiare in altri dipartimenti, per entrare in negozi, centri commerciali e persino nei luoghi dediti alle funzioni pubbliche e alla religione. Una mossa decisa a fronte della situazione pandemica del Paese dove, a fronte di oltre 500 mila casi e 20 mila decessi, l’immunizzazione totale è stata raggiunta solo per il 38% della popolazione.