Conto in banca, quanti soldi abbiamo perso a novembre: ve ne siete accorti?

Il conto in banca è ormai soggetto a numerose perdite. Scopriamo quelle registrate nel mese di novembre e quali sono le prospettive per il futuro 

Conto in banca
Fonte Adobe Stock

Il conto in banca è uno strumento piuttosto prezioso per la popolazione odierna, ma alle volte depositare il proprio denaro può giocare dei brutti scherzi. Naturalmente non c’entrano le banche e in questo caso nemmeno le truffe.

Il nemico giurato dei correntisti è l’inflazione che a novembre 2021 è salita al 3,7% su base annua, un massimo storico dal 2012. Numeri che un tempo non avrebbero allarmato più di tanto. Adesso però lo scenario è differente. Le ripercussioni sono piuttosto deleterie.

Conto in banca: le mostruose perdite registrate dai cittadini a novembre 2021

L’inflazione infatti sta avvenendo a tasso zero. Tradotto, significa che il conto in banca non cresce visto che gli interessi sono nulli. Al contempo la perdita del potere d’acquisto avanza senza freni.

Andando nello specifico della questione, nel novembre del 2020 sul conto in banca avevamo 1.711 miliardi di euro. Denaro che è aumentato di oltre 100 miliardi a 1.814 miliardi nel mese scorso. Ma su base annuale i soldi depositati lo scorso anno hanno perso 63,3 miliardi di euro in potere d’acquisto, a fronte di interessi maturati per qualche miliardo.

In virtù di ciò il saldo è estremamente negativo. Nella migliore delle ipotesi è di -60 miliardi di euro. In pratica è come ogni cittadino italiano ogni anno avesse dilapidato 1.000 euro. Gli effetti dell’inflazione sono proprio questi d’altronde. Non la si percepisce mai nell’immediato, ha sempre degli effetti a medio e lungo termine. Di fatto equivale ad una maxi-imposta.

Una situazione già piuttosto complicata su cui da qualche tempo gravano anche alcune voci che potrebbero avere delle forti ripercussioni sui bilanci familiari. È il caso dell’energia elettrica che a novembre segnava 30,7%.

Dunque, una famiglia con consumi medio-bassi che si concentrano su alimenti, bollette, casa, vestiario e qualche altra spesa accessoria rischia di subire un’inflazione decisamente alta.

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Questo trend dovrebbe arrestarsi a metà del 2022. Bisognerà però convivere con lo scarso aumento dei tassi d’interesse. A luce di questo scenario infatti, le banche molto difficilmente decideranno di alzarli.

Potrebbe però accadere che alcune famiglie a tempo debito decidano di spostare i loro risparmi su azioni e obbligazioni. A quel punto le banche per trattenere la clientela si ritroverebbe costretta a rialzare gli interessi sui conti deposito.

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