Grazie a Quota 93 i lavoratori potranno uscire anticipatamente dal mondo del lavoro. Vediamo di cosa si tratta e qual è la platea di beneficiari prevista
Il pensionamento anticipato è ormai un obiettivo comune di molti lavoratori che sono sempre attenti alle novità in merito. Dopo l’uscita di scena di Quota 100, c’è grande curiosità per Quota 102 e per le successive misure che saranno introdotte.
A quanto pare secondo alcune indiscrezioni che circolano dal Governo, sarebbero già iniziate le discussioni per una nuova opzione chiamata “Quota 93”. Al pari di altre però anche questa riguarda una platea specifica, vediamo nello dettaglio quale.
Stavolta infatti potrebbe essere il turno di operai edili che potrebbero godere della ghiotta opportunità. I partiti avrebbero chiesto una riduzione degli anni di contribuzione necessari al pensionamento da 36 a 30.
In pratica questa tipologia di lavoratori possono andare in pensione a 63 anni con soli 30 anni di contributi versati. In virtù dell’addizione tra i due numeri, ecco che abbiamo Quota 93.
Non si tratta però dell’unica ipotesi per gli operai edili e per coloro che svolgono mansioni usuranti. Per scongiurare l’arrivo dei 67 anni (termine fissato per la pensione di vecchiaia), si potrà percorrere un’altra strada, sempre però ad alcune condizioni.
Ciò vale per chi ha svolto ruoli logoranti per 7 degli ultimi 10 anni o per almeno metà dell’intera vita lavorativa. A stabilire il riconoscimento di tale condizione è l’INPS, che avrà il compito di analizzare la documentazione fornita dal lavoratore per poi emettere il proprio responso in merito.
Tra le altre “scorciatoie” ci sono l’Ape Sociale e l’Opzione Donna. Quest’ultima chance come si evince dal nome è dedicata alle esponenti del gentil sesso. Per conoscere maggiori dettagli in merito a questi strumenti basta cliccare qui.
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Insomma, il ventaglio delle possibilità è bello ampio. Ad ogni modo è sempre necessario consultare il proprio commercialista per capire quali condizioni convengono di più. Il pensionamento anticipato infatti in molti casi prevede una decurtazione dell’assegno mensile, che chiaramente non sempre è gradita.