Londra mantiene lo scettro, davanti a New York e Tokyo. Distanti le italiane. Ma la scelta di una città in cui vivere può tenere solo in parte conto delle classifiche.
Risale al 1995 una celebre canzone del cantautore Toto Cutugno, nella quale si esprimeva un chiaro desiderio che, visti i toni, era quasi più un proposito. “Voglio andare a vivere in campagna” recitava il testo del successo musicale risalente ormai a ventisei anni fa. Probabilmente non è cambiato il desiderio di molti di noi. Ma dal momento che mollare tutto e crearsi una fazenda non è sempre realizzabile (tutt’altro), la maggior parte di chi ci sperava ha dovuto adeguarsi allo stile di vita cittadino, cercando di sviluppare perlomeno un ménage quotidiano inclusivo di atmosfere rilassanti. Nemmeno questo è sempre possibile ma è vero pure che esistono delle città che, più di altre, vengono categorizzate come vivibili.
Un termine che può dire molte cose ma che, in soldoni, significa sostanzialmente che le componenti di stress, caos, inquinamento e aspetti negativi vari sono ridotte al minimo rispetto ad altri centri urbani. Global Power City Index (Gpci), nel suo report, ha analizzato il livello di attrattiva di ben 50 metropoli del mondo, evidenziando come in alcune di queste il tenore di vita sia decisamente sostenibile. Per chi ha seguito i report di Gpci negli ultimi dieci anni non ci saranno grosse sorprese. Tuttavia, per chi si interfacciasse solo ora con le analisi, probabilmente si stupirà nel sapere che al primo posto fra le città vivibili si attesta Londra.
Città più vivibili, la classifica: dove trasferirsi nel 2022
La capitale britannica si attesta in prima posizione da ormai dieci anni. Per gli analisti di Gpci è la migliore in cui vivere, nonostante l’impatto della pandemia. Un trono che la più cosmopolita delle capitali continua a detenere senza avere, apparentemente, alcuna di intenzione di cederlo. Medaglia d’argento e di bronzo per altre due metropoli come New York e Tokyo. Stesso podio dello scorso anno, per via delle attrattive di primo livello che tutte e tre le città possono offrire a chi ci vive e anche a chi vorrebbe viverci. La top 10 non prevede centri urbani di medie dimensioni. Scendendo dal podio si incontrano altre metropoli, capitali e non, tutte con le proprie peculiarità.
Discreta la rappresentanza europea. Parigi, ad esempio, si attesta in quarta posizione, mentre Amsterdam e Berlino conquistano, rispettivamente, il sesto e il settimo posto. Nona piazza invece per un’altra capitale europea come Madrid (in risalita dalla tredicesima dello scorso anno), mentre le rappresentanze asiatiche completano tutto il quadro delle città vivibili. Dal quinto posto di Singapore al settimo di Seul, per finire al decimo di Shanghai. Le italiane fanno flop e, purtroppo, non è una novità. Basti pensare che nella classifica delle prime 48 città trova posto la sola Milano, piazzata in trentatreesima posizione. Fa rumore l’esclusione di Roma ma si tratta da sempre di una città che fa gara a sé. Al di là dei fattori standard, gli analisti hanno valutato anche l’impatto della pandemia, le restrizioni lavorative e anche altri aspetti connessi all’emergenza. Ne viene fuori un quadro che, per una volta, è speculare più o meno per tutti.