Una delle truffe natalizie più in auge è quella inerente il pesce fresco. Vediamo come evitare spiacevoli inconvenienti in vista dei cenoni di fine anno
Mangiare piatti a base di pesce alla vigilia di Natale è una vera e propria tradizione italiana. Da nord a sud la sera del 24 dicembre a tavola vengono serviti gamberi, spigole, baccalà, triglie e calamari solo per citarne alcuni.
Non sempre però i prodotti che acquistiamo sono freschi. La richiesta è altissima, per questo diversi rivenditori per non perdere il giro d’affari si lasciano andare ad un’azione piuttosto scorretta. In pratica spacciano dei prodotti leggermente datati per pescato del giorno.
Come scegliere il pesce fresco ed scongiurando le truffe natalizie
Tuttavia anche un occhio meno esperto può accorgersi dell’imbroglio, in modo da non acquistare del pesce che potrebbe rivelarsi dannoso per la propria salute. A tal proposito esistono alcuni accorgimenti che se messi in pratica possono aiutare a fare delle scelte qualitativamente migliori.
Prendendo in considerazione i frutti di mare, uno dei maggiori indicatori di freschezza è che la maggior parte dei molluschi siano ancora vivi. Meglio prediligere quelli già confezionati in retine a scapito di prodotti sfusi e tenuti in acqua, che sono maggiormente a rischio di contaminazione e proliferazione batterica.
Per le altre tipologie di pesce, esiste un trucchetto piuttosto curioso per testarne la qualità. Va infatti tenuto per la testa. Qualora resti perpendicolare al pavimento, le possibilità che sia fresco sono maggiori.
Da non tralasciare il fattore odore. Qualora tra i banchi si percepisca un’aria cattiva e viziata, meglio cambiare pescheria. Il pesce fresco infatti emana una fragranza che evoca il mare e la salsedine. Annusarlo sotto le branchie può essere un indicatore importante.
L’aspetto esteriore è un altro fattore da tenere in considerazione. Vivacità e brillantezza sono una cartina al tornasole per quanto concerne il pesce fresco. Al contempo è meglio diffidare dai pesci dal colorito cupo.
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Se proprio tutto ciò non dovesse bastare, esiste un’ultima ancora di salvataggio, ovvero il tatto. Se è umido e scivoloso allora si può acquistare, contrariamente è bene lasciar perdere.
Durante questo genere di verifica si può controllare anche l’etichettatura. Deve riportare la specie di appartenenza accompagnata dal nome scientifico, la zona di provenienza e le modalità di pesca o allevamento. All’appello però manca un’ultima dritta: mai acquistare del pesce troppo economico, quello buono non costa mai poco.