Evitare sanzioni in un periodo di difficoltà economica è vitale. E questo vale anche per le tasse pagate. Conservare tutte le ricevute è fondamentale.
Il pagamento delle tasse e dei vari tributi previsti nel corso dell’anno non mette al riparo il contribuente da possibili boomerang futuri. Anzi, nel momento in cui ci si reca a effettuare il saldo degli oneri, sarà bene procedere al controllo finale di tutta la documentazione, così da evitare fastidiose ripercussioni future. Le quali, per inciso, possono assumere i connotati di multe, anche molto pesanti. Il motivo è che, in alcune circostanze, possono essere commessi degli errori, magari segnalati solo tempo dopo, quando ci si tranquillizza sul fatto di aver saldato tutte le pendenze col Fisco.
Purtroppo non sempre si può dormire sonni tranquilli. Specie se si commette la leggerezza di disfarsi delle prove di pagamento, ovvero ricevute, fatture e quant’altro possa servire a dimostrare che, effettivamente, questa o quella pendenza sia stata pagata. Non basta, quindi, pagare bollette e tasse varie. Per far sì che la regolarità sia valida, occorre poterlo dimostrare nel caso si dovesse richiederne una prova. E il periodo in cui una ricevuta di pagamento va tenuta con sé varia da tributo a tributo. Generalmente si va da un periodo di 5 anni a un massimo di 10.
Tasse e bollette, conservare le ricevute di pagamento: ecco per quanto
La prova di effettuato pagamento è quindi fondamentale. In alternativa, meglio mettersi l’anima in pace: la situazione debitoria potrebbe essere considerata lo stesso irregolare, anche a fronte di ulteriori controlli. Questo perché il mantenimento delle ricevute figura fra gli obblighi del contribuente e venirne meno potrebbe portare serie conseguenze. Ritrovarsi nell’impossibilità di dimostrare il saldo delle pendenze sarà una violazione dell’articolo 1218 del Codice civile, con possibili sanzioni applicate sugli importi già corrisposti. Una situazione decisamente antipatica che nessun contribuente vorrebbe ritrovarsi a vivere. Anche perché versare altri soldi dopo aver regolarizzato la propria posizione non farebbe piacere a nessuno. Il punto è proprio questo: la conservazione delle prove di pagamento non può finire fra le dimenticanze.
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I termini di conservazione, come detto, variano a seconda del tributo. Le bollette ordinarie di telefonia mobile e Canone Rai, ad esempio, vanno conservate per un periodo di 10 anni. Il quale si dimezza per i documenti di pagamento relativi ai redditi, al Bollo auto e alle utenze di luce e gas, da conservare per un minimo di 5 anni. Stessa durata anche per le ricevute della telefonia fissa, multe per infrazioni stradali e tasse come Imu e Tari. Tenere un proprio archivio (non solo mentale) è un onere anch’esso. Richieste di pagamento, infatti, potrebbero arrivare per tributi vecchi anche di 10 anni. Starà al contribuente dover dimostrare che il pagamento è stato effettuato.