Bilanciare gli obiettivi europei con le necessità reali potrebbe essere complicato. Anche per il piano sostenibilità. Lo stop ai veicoli inquinanti è però cosa concreta.
Il piano sostenibilità ha conosciuto una battuta d’arresto. Colpa dello scarso approvvigionamento delle materie prime, con conseguente rialzo dei prezzi e riaccensione di alcuni poli carboniferi per sopperire all’emergenza. Un ostacolo imprevisto nel percorso verso la svolta green, il quale non riuscirà però a fermare il programma che punta deciso a un 2050 completamente decarbonizzato. I passi saranno diversi e la maggior parte estremamente prossimi alla nostra quotidianità. Alcuni Paesi, per la verità, hanno già avviato delle politiche sostenibili, con riduzione progressiva dei veicoli inquinanti e spazio maggiore ad auto ibride ed elettriche.
Da questo punto di vista, il 2022 potrebbe portare una ventata di novità, al netto di qualsiasi soluzione emergenziale. Milioni di guidatori al volante di auto con motore Euro 4, infatti, rischiano seriamente di doverle mettere in garage per sempre. Si parla di circa 10 milioni di automobili, con concrete possibilità, fra pochi mesi, di risultare troppo inquinanti per poter circolare ancora. Diverse le Regioni italiane pronte a fare il passo, con il Lazio in prima fila per dare forma concreta alla novità. Il divieto dell’Euro 4 all’interno della zona verde non varrà solo per le domeniche ecologiche ma sarà perpetuo. Con evidenti conseguenze per chi abita in quell’area delle città.
Stop ai veicoli inquinanti: il piano delle Regioni per il 2022
Anche le Regioni settentrionali provvederanno ad attuare il divieto in tutte le città, dalle più piccole a quelle di maggiori dimensioni. Per la verità, alcune di queste avevano già previsto l’applicazione, ritardata a seguito dell’irruzione della pandemia da Covid-19. Per esteso, rientrano nella categoria tutti i veicoli venduti fino alla fine del 2010 e, chiaramente, provvedere a sostituirli non sarà una passeggiata. La transazione energetica ha l’obiettivo del 2035, ovvero la data limite entro la quale i motori classici verranno sostituiti da quelli elettrici. Un obiettivo decisamente non da poco, un po’ per i tempi non così lunghi (quattordici anni) e un po’ per la situazione economica che, al momento, non sembra favorire l’acquisto di veicoli diversi da quelli ritenuti inquinanti. E’ anche vero, però, che i livelli di Pm10 sono spesso a livelli preoccupanti, soprattutto nelle grandi città.
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Un problema serio, perché decretare lo stop a 10 milioni di auto tutte insieme appare quantomeno difficoltoso. L’obiettivo è quindi creare una sorta di compromesso, con una proroga chiesta all’Unione europea per cercare di arrivare all’obiettivo in modo graduale. Anche perché lo stato di emergenza è stato prorogato e non ci sono certezze circa il futuro. Per ora continueranno a vigere le precauzioni adottate fin qui, specie dove i livelli di inquinamento raggiungono numeri preoccupanti (come il Piemonte, dove le Euro 4 sono ferme fino al 15 aprile nei giorni feriali, dalle 8.30 alle 18.30). Quando lo stato d’emergenza cesserà, si dovrà fare i conti con gli obiettivi europei, a meno che la richiesta di proroga non sia andata a dama.