In Francia si spengono i reattori nucleari, mentre in Italia si riattivano i poli del carbone. Il piano green rallenta e i prezzi dell’energia toccano livelli vertiginosi.
Poca corrente, gas scarseggiante e costi alle stelle. E’ un effetto domino da paura quello che sta colpendo l’intero settore energetico globale. L’approvvigionamento a singhiozzo produce l’incremento diretto dei costi di estrazione e di produzione, facendo lievitare gli importi di acquisto e, di conseguenza, gli importi delle fatture domestiche. E se qualcuno si stesse chiedendo se gli effetti siano deleteri anche a monte, basta guardare quanto accaduto in Francia, dove ben quattro reattori atomici hanno spento i motori. Un boomerang che rischia di colpire anche il piano sostenibilità, laddove non l’abbia già colpito. In Italia, ad esempio, Enel si è vista costretta a riattivare i poli carboniferi.
Una commistione di fattori che rischia di creare una tempesta perfetta. Del resto, nei giorni scorsi, il problema dell’energia aveva spinto alcuni governi a lanciare l’allarme circa un possibile blackout. Una notizia che ha fatto sobbalzare l’intera popolazione europea, dove con l’inverno ormai in entrata lo spegnimento dei servizi di energia domestica andrebbe ad assestare il colpo del definitivo k.o. Le condizioni meteorologiche non aiutano: poco vento, poca luce per soddisfare l’esigenza di energia solare e freddo pungente, che costringe gli utenti ad accendere prima e a spegnere più tardi i termosifoni.
Il metano che scarseggia ha di fatto costretto le industrie a bruciare nuovamente il carbone. La produzione di energia, in sostanza, si riaffida in emergenza proprio al componente che sperava di abbandonare definitivamente. In barba al piano sostenibile, al green e a tutti i piani di decarbonizzazione che hanno animato sia il G7 di Roma che la Cop26 di Glasgow. La riaccensione del carbone a La Spezia da parte di Enel, infatti, segue quella della centrale dell’A2A di Monfalcone, in provincia di Gorizia, dove si lavorava al passaggio al metano. La necessità della corrente costringe dunque a rivedere alcune priorità. Il tutto mentre il Governo italiano cerca di ammortizzare la stangata in bolletta disponendo alcune manovre emergenziali, come il posticipo delle percentuali di rincaro, tramite un tesoretto di qualche miliardo. Misure che, tuttavia, potrebbero non bastare a fronte di un rincaro che alcuni indicatori prevedono addirittura al 70%.
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La situazione non è migliore nemmeno in altre Nazioni. In Francia, ad esempio, lo spegnimento dei reattori nucleari dell’EdF significa un taglio netto a circa il 10% del fabbisogno nazionale. Una mossa drastica, che non ha mancato di produrre i suoi riverberi sui listini internazionali. I prezzi salgono alle stelle e, in Italia, la quotazione elettrica per le forniture all’ingrosso tocca i 329,72 euro per 1.000 kWh, con picchi di 387 nelle ore del crepuscolo. Il metano, da parte sua, tocca picchi di rincaro del 35%, raggiungendo quota 46 dollari per milione di Btu. Non va meglio sul fronte della CO2, con rincaro finale fra i 25 e i 30 centesimi in più per kWh.