Con la Legge 104 arrivano sanzioni pesantissime per chi sgarra. Vi è infatti un errore che potrebbe costare caro, tanto da rischiare il licenziamento. Ecco cosa c’è da sapere.
Impegni famigliari, lavoro, tempo libero e molto altro ancora. Sono davvero tante le cose a cui bisogna stare continuamente attenti. Lo sanno bene coloro che si ritrovano nella situazione di dover prestare assistenza ad un proprio famigliare, in quanto non autosufficiente. Un compito indubbiamente importante, che porta a dover fare i conti con delle difficoltà nel riuscire a conciliare la propria vita famigliare con quella lavorativa.
Proprio in tale ambito, pertanto, è bene ricordare che è possibile usufruire di misure ad hoc, come ad esempio i permessi legge 104 e il congedo straordinario. Considerati diritti incomprimibili, non bisogna però abusarne. Bisogna sapere, infatti, che arrivano sanzioni pesantissime per chi sgarra. Vi è infatti un errore che potrebbe costare caro, tanto da rischiare il licenziamento e non solo. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.
Legge 104, sanzioni pesantissime per chi sgarra: tutto quello che c’è da sapere
Il lavoro è un diritto, ma purtroppo non una certezza. Non sempre, infatti, le cose vanno come sperato, tanto che in alcuni casi si finisce per svolgere un lavoro che si rivela essere molto più pesante del previsto. Ma non solo, i continui cambiamenti e le varie crisi economiche, tra cui quella provocata dal Covid, contribuiscono ad aumentare il senso di instabilità.
Basti pensare che, stando ad alcune stime, sono tanti i mestieri e le professioni destinati a scomparire nell’arco di soli dieci anni. Proprio per questo motivo, una volta trovato un lavoro bisogna stare sempre attenti, onde evitare spiacevoli sorprese. Lo sanno bene coloro che usufruiscono di permessi Legge 104 o del congedo straordinario che rischiano in determinati casi di essere licenziati.
Ma non solo, rischiano anche un procedimento penale per reato di indebita percezione di erogazione ai danni dello Stato. Ma in quali circostanze può accadere ciò? Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.
Legge 104, permessi e congedo straordinario per prestare assistenza a famigliari non autosufficienti
Nel caso in cui si debba assistere un proprio famigliare, non autosufficiente, è possibile usufruire dei permessi Legge 104. In pratica i soggetti interessati possono ottenere tre giornate di permesso al mese retribuite, in modo tale da prestare assistenza. Ma non solo, in determinati casi è possibile richiedere un congedo straordinario dalla durata massima di due anni.
Quest’ultimo, come si evince dal sito dell’Inps, si presenta come un “periodo di assenza dal lavoro retribuito concesso ai lavoratori dipendenti che assistano familiari con disabilità grave ai sensi dell’articolo 3, comma 3, legge 5 febbraio 1992, n. 104″. Due misure, quindi, particolarmente importanti, volte ad offrire un valido aiuto a coloro che devono prestare assistenza ad un famigliare.
Permessi Legge 104 e congedo straordinario: cosa possono fare il datore di lavoro e l’Inps
Allo stesso tempo non mancano i dubbi in merito, con molti che si chiedono, ad esempio, cosa è possibile fare e cosa no durante questi giorni di permesso e congedo straordinario. Come già detto, infatti, è possibile assentarsi dal posto di lavoro per poter usufruire di questi giorni di permesso e congedo retribuiti, a patto che quest’ultimi siano dedicati all’assistenza di una persona non autosufficiente.
Proprio per questo motivo, nel caso in cui il lavoratore che usufruisce di tale misure, approfitti di questi giorni per il proprio tornaconto personale, come ad esempio per andare in vacanza, può essere considerato un abuso, tale da poter portare al licenziamento per giusta causa. In caso di abuso dei permessi legge 104 e del congedo straordinario, quindi, il datore di lavoro può licenziare il lavoratore.
Se tutto questo non bastasse, il lavoratore rischia anche di dover fare i conti con un procedimento penale per reato di indebita percezione di erogazione ai danni dello Stato. Il pagamento di tali trattamenti economici, infatti, vengono anticipati dal datore di lavoro che a sua volta recupera le somme in questione dall’Inps.
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Proprio per questo motivo ad essere economicamente danneggiato è l’istituto di previdenza. L’Inps, pertanto, può chiedere la restituzione di quanto erogato, ma anche denunciare per truffa ai danni dello Stato. Una situazione indubbiamente poco piacevole, che può portare il lavoratore a dover fare i conti con sanzioni pecuniarie salatissime e in alcuni casi anche di tipo penale.