Omettere la comunicazione di alcune informazioni sulla pensione potrebbe costare caro. Anche a distanza di parecchi anni. Tuttavia, il ravvedimento è possibile.
E se un giorno, quando meno la si aspetta, arrivasse una lettera dall’Inps in cui si parla di un importo corrisposto ingiustamente con tanto di obbligo di restituzione? Una situazione spiacevole ma tutt’altro che infrequente. E, soprattutto, senza “limiti temporali”. L’Istituto di previdenza sociale, infatti, potrebbe accorgersi anche dopo molti anni di aver corrisposto un importo complessivo di assegni più alto del dovuto a un determinato contribuente. E, per questo, provvedere a chiedere indietro quanto percepito indebitamente. Il che, specie se trascorsi molti anni, potrebbe essere decisamente un cattivo affare per il contribuente in questione, il quale si ritroverebbe di fronte a un debito decisamente elevato.
Chiaramente, situazioni simili potranno verificarsi solo a seguito di determinate verifiche. In alcuni casi, addirittura, l’interessato potrebbe aver omesso di dichiarare alcuni dati oppure aver commesso degli errori in fase di compilazione di questa o quella domanda. In altri casi ancora, l’Inps potrebbe semplicemente disporre la sospensione del pagamento (ad esempio della pensione) per un periodo di due mesi, per tutti coloro che omettano di presentare la documentazione mancante entro un determinato tempo.
Quando l’Inps chiede la restituzione della pensione: come evitarlo
Il parere di un consulente di previdenza, in questo caso, potrebbe risultare decisivo. Evitare di ritrovarsi in una situazione debitoria con l’Inps, infatti, significherebbe risparmiarsi pratiche scomode. Come il dover onorare un ammanco o, addirittura, dover restituire parte di quanto percepito negli anni. Un consulente, peraltro, potrebbe aprire gli occhi dei contribuenti su determinati diritti , quali assegni arretrati o simili. In caso di assegni percepiti indebitamente o in misura superiore al previsto, alcuni pensionati si ritroveranno a dover restituire i soldi all’Inps. A meno che non provvedano tempestivamente a comunicare dei dati specifici. Ad esempio, nel caso in cui l’interessato abbia commesso un errore o eluso di proposito alcune informazioni all’ente, sarà necessario provvedere in modo rapido a colmare la lacuna, pena la restituzione delle somme indebite. Un caso limite, potrebbe essere quello di un pensionato che riceve la reversibilità ma che ha omesso di dichiarare dei redditi esteri.
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Qualora avesse provveduto a dichiararli, l’Inps avrebbe applicato le conseguenti decurtazioni. In questo caso, si parla quindi di indebito pensionistico, una situazione debitoria che potrebbe riguardare anche (eventualmente) chi percepisce l’assegno ordinario di invalidità. Sempre nel caso in cui percepisca ulteriori redditi non dichiarati per errore, dimenticanza od omissione volontaria. In caso di ravvedimento operoso, tuttavia, l’Inps non applicherà la cesoia. Le somme in eccedenza, infatti, diventeranno effettivamente proprie del titolare della pensione.