Brutte notizie per Poste Italiane che è stata di recente condannata a pagare ben 37 mila euro in più per un buono fruttifero. Ecco cosa c’è da sapere in merito.
Il denaro non è garanzia di felicità, ma si rivela essere, indubbiamente, utile in diverse circostanze. Ogni prodotto o servizio di nostro interesse, d’altronde, per essere acquistato richiede di sborsare dei soldi. Non crea stupore, pertanto, il fatto che in tanti prestino attenzione al mondo del risparmio, in modo tale da avere qualche euro in più a cui poter attingere in caso di bisogno. Tra gli strumenti più apprezzati e utilizzati, in tale ambito, si annoverano i buoni fruttiferi postali.
Quest’ultimi, infatti, permettono di risparmiare e allo stesso tempo investire senza correre rischi. Allo stesso tempo, però, si invita sempre a non abbassare la guardia, in quanto non sempre le cose vanno come desiderato. Lo sa bene una risparmiatrice che inizialmente si è vista riconoscere meno soldi del previsto, salvo poi vedere Poste Italiane essere costretta a rimborsare fino a 37 mila euro in più. Ma cosa è successo? Entriamo nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.
Buoni fruttiferi, Poste Italiane costretta a pagare 37 mila euro in più: cosa c’è da sapere
I buoni fruttiferi, come già detto, sono uno degli strumenti più amati e utilizzati dagli italiani. Grazie a questi titoli, d’altronde, è possibile risparmiare i propri soldi all’insegna della massima sicurezza, evitando di sostenere costi di gestione che in genere vanno ad incidere in modo negativo sul proprio capitale.
Quando si richiede il rimborso, inoltre, viene restituito il capitale versato più gli interessi maturati. Allo stesso tempo non bisogna mai sottovalutare nulla, ricordandosi anzi di prestare sempre particolare attenzione alle condizioni riportate sul retro.
Lo sa bene una risparmiatrice che avrà diritto ad ottenere un rimborso par a ben 26 volte il valore originario del buono del 1989. Quest’ultimo presentava un valore originario pari a 5 milioni delle vecchie lire.
Poste Italiane voleva riconoscere un rimborso pari a 28 mila euro. In seguito ad una sentenza del tribunale civile di Torino, però, l’azienda sarà costretta a pagare ben 37 mila euro in più, per un rimborso totale pari a ben 65 mila euro.
Poste Italiane pagherà 65 mila euro per un buono fruttifero da 5 milioni di lire: il motivo
In base a quanto riportato da Repubblica, il giudice ha dato ragione ad una risparmiatrice che si vedrà così corrispondere fino a 26 volte il valore originario del buono fruttifero. Ma cosa è successo? Ebbene, in tale ambito bisogna innanzitutto che verso la fine degli anni ’80 era già uscita la serie Q, con tassi di rendimento molto più bassi rispetto al passato.
Allo stesso tempo Poste Italiane ha continuato ad utilizzare, in alcuni casi, i moduli della serie precedente, ovvero la P, avendo l’accortezza di mettere un timbro sopra i vecchi rendimenti, in modo tale da dover applicare quelli nuovi, che risultano, come già detto, più bassi.
L’indicazione dei nuovi tassi, però, faceva solo riferimento ai primi venti anni di rendimento. Per questo motivo molti possessori di buoni fruttiferi, al momento del rimborso, in genere dopo 30 anni, ritengono di aver diritto per gli ultimi dieci anni agli interessi previsti dalla serie P che sono più alti rispetto a quelli della serie Q.
Poste Italiane, dal suo canto, ha continuato a pagare quelli più bassi, con molti risparmiatori che hanno pertanto deciso di fare ricorso all’arbitro bancario in modo tale da ottenere degli importi più alti. Una decisione più che azzeccata, dato che effettivamente la legge si è rivelata essere dalla loro parte.
LEGGI ANCHE >>> Reddito di cittadinanza, la scomoda verità: tutto quello che c’è da sapere
Una situazione che ha trovato conferma anche in una sentenza del tribunale di Torino, che ha condannato Poste Italiane a pagare 37 mila euro in più rispetto ai 28 mila che aveva inizialmente previsto di pagare.