La sforbiciata ai versamenti contributivi, forte di un tesoretto da 1,5 miliardi, alza gli importi annui in busta paga. Vediamo di quanto.
E’ ancora aperto il dibattito circa i cambiamenti che porterà la cancellazione di un’aliquota Irpef (quella del 41%). Qualcuno, per la verità, ha già iniziato a tracciare qualche previsione. Sì, effettivamente un guadagno ci sarà, ma solo per i redditi medio-alti. E anche la busta paga di questi lavoratori potrà in qualche modo beneficiarne, considerando il risparmio sul versamento dell’imposta. Il punto è che, per il prossimo anno, le varie buste paga potrebbero riservare anche ulteriori sorprese, con aumento degli stipendi fino a 235 euro l’anno. Una novità che non riguarda la riduzione delle aliquote Irpef ma che può essere configurata come vero e proprio bonus.
La riforma fiscale, quindi, resta in divenire. C’è comunque da dire che, se effettivamente inserito nel pacchetto complessivo, il bonus in busta paga riguarderà solo il prossimo anno. Ovvero, non si tratta di una parte di riforma strutturale ma con effetti limitati nel tempo. Non che trascorrere un anno ricevendo oltre 200 euro in più sia un male. Anche se, nelle ultime ore, il tavolo fra Governo e sindacati ha lasciato emergere qualche scetticismo da parte dei secondi sulla riforma strutturale del Fisco. Solo in parte però, visto che la novità in questione è stata letta come un’apertura positiva da parte del Governo Draghi.
Bonus in busta paga: la novità della riforma (solo per un anno)
L’obiettivo della riforma fiscale, attraverso il taglio parziale dell’Irpef, è quello di sgravare i contribuenti dal peso delle imposte. Almeno per quanto possibile. In questo caso, invece, il benefit dovrebbe essere decisamente più tangibile. Nello specifico, un miliardo e mezzo di euro dovrebbe essere destinato proprio alla busta paga dei lavoratori, con taglio una tantum della quota dei contributi previdenziali dovuti dai dipendenti. Per il 2022, tale sforbiciata dovrebbe attestarsi allo 0,5% dell’onere contributivo. E questo, a parità di stipendio lordo, andrà a garantire un aumento di quello netto. In questo modo, l’aliquota contributiva passerà (solo per il 2022) dall’8,9% all’8,5%.
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Un taglio significativo che si concretizzerà, appunto, nell’importo netto della busta paga. Chiaramente, trattandosi di una quota percentuale, l’aumento dipenderà totalmente dalla somma percepita come stipendio. Mettiamo il caso, ad esempio, che un contribuente viaggi su una retribuzione lorda annua di 20 mila euro, l’aumento calcolato sull’applicativo si tradurrebbe in 100 euro netti l’anno. Su una retribuzione annua lorda (Ral) di 47 mila, invece, si salirebbe a 235 euro. Il vantaggio, al netto delle cifre all’apparenza basse, riguarda (stavolta sì) la riforma delle aliquote Irpef. I cui tagli andranno ad aggiungersi (per coloro che ne beneficeranno di più) all’importo complessivo di aumento l’anno in busta paga. Senza paura di perdere i contributi non versati, i quali saranno accreditati proprio dal tesoretto da 1,5 miliardi stanziato a monte.