Scopriamo quali dovrebbero essere le sane abitudini di riposo per evitare l’insorgenza di malattie cardiovascolari ed infarti
Uno dei punti forza che può aiutare le persone a tenere alto il benessere del proprio organismo è quello di avere uno stile di vita sano. Quindi, abitudini specifiche sia per quanto concerne l’alimentazione, sia per quel che riguarda le propria attività giornaliere.
Ad esempio il riposo è un parte importantissima in tal senso e delle possibili alterazioni potrebbero avere delle ripercussioni sul sistema cardiocircolatorio. A riguardo è molto interessante ciò che è emerso da uno studio scientifico inglese, che ha analizzato i ritmi del sonno di un campione di partecipante piuttosto cospicuo.
Il lavoro di ricerca ha approfondito la correlazione tra quantità e qualità del sonno e il rischio di andare in contro a malattie cardiovascolari. La mancanza di sonno può alterare i bioritmi e causare delle conseguenze indesiderate.
Andando nello specifico, gli esperti hanno raccolto i dati sui tempi di sonno e risveglio a distanza di circa 6 anni dalla prima registrazione. Il primo gruppo era composto da 80.000 soggetti di cui il 3,6% ha sviluppato una malattia cardiovascolare.
In base ai dati raccolti è emerso che per chi andava a letto tra le 22:00 e le 23:00 la possibilità di incorrere nelle suddette patologie non era così elevato. Il pericolo diventava ancor più consistente per chi si addormentava dopo la mezzanotte e chi invece decideva di battere in ritirata prima delle 22:00. Nel primo caso si è registrato un incremento del 25% nel secondo del 24%.
Quindi, in virtù di ciò l’orario ideale per coricarsi senza avere paura di infarti o problematiche affini è tra le 22:00 e le 23:00. Si tratta di un periodo in linea con quelli che sono gli impegni quotidiani e che garantisce anche un numero di ore di sonno adeguato per poi poter affrontare al meglio la giornata successiva.
LEGGI ANCHE >>> Pensione, quali sono le malattie riconosciute dall’Inps: assegno mensile fino a 651,12 euro
È bene comunque rammentare che le malattie cardiache comportano dei riconoscimenti da parte dello Stato. L’Inps infatti eroga dei sussidi specifici a coloro che hanno avuto dei deterioramenti cardiocircolatori significativi.