Richiedere un risarcimento per mobbing è un diritto del lavoratore che ha subito vessazioni dal capo. Scopriamo come procedere e qual è l’importo spettante.
Il mobbing è un termine che la psicologia utilizza per definire un comportamento vessatorio di una persona nei confronti di un’altra. Violenza psicologica, denigrazione, persecuzione sono alcuni dei capi di accusa rivolti ad una persona che ha messo in atto tali azioni. Gli atteggiamenti di abuso possono essere compiuti in diversi ambiti, all’interno della famiglia, in un’aula scolastica oppure sul luogo di lavoro. In quest’ultimo caso, il lavoratore che ha subito vessazioni da parte del capo può dimostrare la realtà dei fatti e chiedere un risarcimento per essere ripagato dei torti subiti.
Il primo passo per poter ottenere un risarcimento per mobbing è dimostrare di aver subito vessazioni. Alcuni comportamenti che rientrano nel mobbing sono il de-mansionamento ingiustificato, il trasferimento senza motivazioni, atti persecutori, violenza verbale. Si aggiungono, poi, le assegnazioni di turnazioni gravose per la salute o di compiti inopportuni.
Il lavoratore dovrà dimostrare con prove concrete le accuse mosse al capo chiedendo l’assistenza di un avvocato che lo supporti davanti al giudice, in un’aula di tribunale. Vengono identificate come “prove” documenti, filmati, messaggi, video e simili che rivelino i comportamenti persecutori e l’intento vessatorio. In caso di accuse di lesioni alle salute, poi, occorrerà aggiungere certificazioni mediche, patologie riscontrate ed entità della lesione.
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Nella definizione dell‘importo del risarcimento entrano in gioco diverse variabili. Il giudice, una volta conosciute le prove a sostegno dell’accusa di mobbing, quantificherà il torto subito in base ai comportamenti messi in atto dal capo e alle conseguenze sul lavoratore. In generale, per esempio, il de-mansionamento porterà ad importi differenti rispetto alla violenza verbale. Solitamente, il giudice prende come riferimento la retribuzione avuta dalla vittima nel periodo in cui ha subito il mobbing. Da quel parametro stabilisce, poi, l’importo che l’accusato dovrà risarcire.
Oltre al risarcimento, il lavoratore de-mansionato otterrà la vecchia posizione dato che la Legge considera illegittima l’assegnazione di mansioni inferiori rispetto ai compiti per cui è stato assunto. Diverso il caso in cui il lavoratore si sia dimesso a causa del mobbing. Il giudice, infatti, approverà la richiesta di risarcimento ma non la reintegrazione sul luogo di lavoro.