Dal risparmio sulla mobilità a quello sui pasti fuori casa, i vantaggi dello smart working sono molteplici. Anche le aziende spingono i dipendenti a effettuare questa scelta. Ecco perché.
L’emergenza da coronavirus ha avuto molti effetti sulle abitudini dei cittadini di tutto il mondo. Alcuni sono stati devastanti ma altri effettivamente positivi. Tra questi, secondo le ultime rilevazioni, la possibilità di lavorare da casa. Passato il momento clou di tensione dovuta all’incertezza sugli effetti che questo virus avrebbe avuto nella società, gli italiani hanno preso un bel respiro (è proprio il caso di dirlo) e hanno riflettuto sulle ultime esperienze vissute. Compreso il lavoro da casa. E una volta che sono riusciti a gestire asili nido, pappe, pannolini o liti per il numero di Pc disponibili in casa, la situazione si è regolarizzata. Ora ammettono che lo smart working ha migliorato il loro benessere. Organizzare i propri ritmi, lavorare in un ambiente che più intimo non si può pur con qualche disavventura, ha reso gli italiani più produttivi, e anche un po’ più felici.
A distanza da più di 1 anno dall’inizio dell’emergenza, un sondaggio effettuato da Emg-Different ha messo nero su bianco ciò che gli italiani pensano nei confronti del lavoro da casa. Alla domanda “Finita l’emergenza è favorevole o contrario a proseguire con lo smart working?”, il 77% dei quasi 1500 intervistati ha dichiarato di sì. Il 17% si è confessato contrario. Il 6% ha preferito non rispondere o era indeciso.
Entrando più nello specifico, come riporta il documento ufficiale pubblicato da Emg-Different, “Tra i favorevoli prevalgono le donne, l’85%, rispetto agli uomini, il 71%. Abbastanza omogenea la risposta in base alle fasce d’età. Tra chi vorrebbe proseguire con lo smart working anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria, il 78% è under 35; il 79% ha tra i 35 e i 54 anni; il 75% ha più di 55 anni. Più diversificata invece la risposta in base alle aree geografiche. Tra i favorevoli allo smart working ben l’88% al Nordovest e l’87% al Sud; seguono, il 72% al Nordest, il 67% al Centro e solo il 65% nelle Isole”
Quanto risparmia un lavoratore in modalità smart working
Tralasciando i benefici derivanti dal benessere psicologico del lavoratore, che non sono proprio quantificabili in denaro, è però possibile fare un veloce calcolo su quanti soldi possa arrivare a risparmiare al mese stando a casa.
Sicuramente l’abbonamento al treno/autobus rientra tra le prime somme che si tirano: a Milano, ad esempio, ci vogliono almeno 17€ per un settimanale e dai 35 ai 50€ al mese; in fatto di benzina invece siamo su un risparmio nettamente maggiore – visti anche i rincari sempre più consistenti degli ultimi 2 anni – per non parlare di altri fattori come usura dell’auto e conseguente costo sulla manutenzione della stessa. A Firenze siamo a 50€ e i prezzi possono salire per l’abbonamento ai treni regionali, che variano in base ai chilometri percorsi dalla linea; se si abita un po’ fuori dal centro possono volerci anche 60€ al mese. Anche Autostrade Spa vuole la sua parte, diciamo così, e per fare un piccolo esempio l’automobilista pendolare che tutti i giorni si sposta da Firenze a Pistoia (una delle tratte più frequentate dai lavoratori in Toscana) spende oltre alla benzina anche 2€ di pedaggio, che in fondo al mese diventano 50€.
Il risparmio sui pasti quotidiani
Sui pasti le cifre possono variare sensibilmente perché dipende dai gusti personali di chi mangia fuori, ma si stima una spesa mensile non inferiore ai 200€. Mettiamoci anche cappuccino e cornetto gustati subito prima di entrare al lavoro e aggiungiamo altri 60/70€ al mese. Siamo già abbondantemente intorno ai 3/400€ mensili che se ne vanno così, senza quasi accorgersene, se si lavora in modalità “remota”. Da ultimo ma non per ultimo, c’è un altro fattore che può essere misurato come suscettibile di risparmio: il tempo. Ovvero il tempo che il lavoratore impiega per andare e tornare dal luogo di lavoro. Secondo uno studio dell’Osservatorio Politecnico di Milano, “una giornata in smart working fa risparmiare al lavoratore in media 74 minuti di tempo per recarsi in ufficio, l’equivalente di 7 giorni di attività all’anno, con un risparmio di spese pari a 17 euro al giorno. Ipotizzando 9 giorni di smart working al mese, il risparmio annuo supera i 1.800 euro. Del tempo risparmiato, una parte viene reimpiegata nel lavoro (circa il 24% )”.
Insieme al risparmio però, vanno calcolate alcune spese, come quelle delle utenze domestiche, che certamente per un lavoratore in modalità smart aumentano. Ma a conti fatti i benefici superano i disagi e i lavoratori pare l’abbiano apprezzato: ad oggi, 8 su 10 preferiscono rimanere a casa.
LEGGI ANCHE >>> Lavoro, il dato che allarma: è boom di dimissioni nel 2021
Quanto risparmiano le aziende
A beneficiare di questa modalità di lavoro, naturalmente, non sono solo i lavoratori subordinati. Le aziende hanno scoperto di ricevere molti benefici lasciando i lavoratori a lavorare a casa. In primis riguardo alla maggiore redditività di cui si diceva all’inizio dell’articolo. In fondo, “un lavoratore felice produce di più”. Ed è una verità confermata ben prima dell’avvento dello smart working. Passiamo ai costi vivi. Sempre dal report del Politecnico di Milano, emerge che un’azienda che tiene a casa i propri dipendenti risparmi nell’immediato un buon 30% di spese di affitti, utenze e buoni pasto. Risparmio che può essere quantificato “tra i 4 mila euro e 6 mila euro a dipendente, rispettivamente per 6 e 9 giorni di smart working al mese. E il risparmio sale fino a 10 mila euro all’anno per ogni dipendente che lavora esclusivamente in modalità agile”. In conclusione, lo smart working ha rappresentato e continuerà a rappresentare una vera e propria “carta vincente” utilizzabile da tutte le parti coinvolte, con la quale sarà possibile innescare un ulteriore circolo virtuoso a beneficio di piccole e grandi realtà, famiglia compresa.