Brutte notizie per chi ha un “lavoretto” in quanto non potrà più percepire l’assegno Inps. Ecco l’ultimo terribile incubo.
Il lavoro nobilita l’uomo, permettendoci di ottenere quella fonte di soldi necessaria per riuscire a pagare i vari beni e servizi di nostro interesse. Non stupisce, quindi, che siano in tanti, ad esempio, a decidere di svolgere qualche lavoretto, pur di avere qualche euro in più a disposizione.
Proprio le attività lavorative, anche se piccole, però, sono finite di recente nel mirino dell’Inps. Giungono, infatti, brutte notizie per chi ha un “lavoretto” in quanto non potrà più percepire l’assegno Inps. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo cosa sta succedendo.
Giovedì 14 ottobre l’Inps ha pubblicato il messaggio n. 3495, attraverso il quale, facendo riferimento a due sentenze della Cassazione, la numero 17388 del 2018 e la numero 18926 del 2019, ha reso noto che non è più possibile cumulare redditi da lavoro, anche solo di pochi euro, con l’assegno di invalidità civile erogato mensilmente.
Questo, pertanto, vuol dire che si ha diritto all’assegno di invalidità civile solo se non si lavora. Una notizia che non è passata di certo inosservata, in seguito alla quale molti rischiano di perdere l’assegno in questione. Tale forma di aiuto economico, pari a 287,09 euro, è stato sempre erogato a coloro in stato di disoccupazione. Allo stesso tempo è sempre stato possibile lavorare, a patto che il reddito risultasse non superiore al reddito minimo personale, pari a 4.931 euro all’anno.
In seguito al recepimento dell’Inps delle sentenze della Corte, però, cambia tutto. Come si legge nel messaggio dell’Inps, infatti: “l’assegno mensile di assistenza di cui all’articolo 13 della legge n. 118/1971, sarà pertanto liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l’inattività lavorativa del soggetto beneficiario“.
“Si tratta di una situazione inaccettabile per più di una ragione“, ha affermato la sottosegretaria all’Economia Maria Cecilia Guerra, così come si evince da La Repubblica. “La grave invalidità di cui si parla non può comportare il confinamento nella solitudine della inattività; e nemmeno la condanna a una povertà, solo in parte alleviata dall’indennità che si riceve”.
Ha quindi proseguito: “Per non parlare della rinuncia ad ogni tipo di indipendenza economica. Occorre intervenire immediatamente per correggere l’equivoco creato dalla norma del 1971 e ripristinare la compatibilità sino ad ora ammessa. Mi adopererò in tutte le sedi possibili perché questo avvenga al più presto“.
Sull’argomento sono intervenuti anche i responsabili Cgil per le politiche della previdenza e della disabilità Ezio Cigna e Nina Daita. A tal proposito hanno affermato: “Una novità, quella del messaggio Inps, che rischia di essere dirompente tra le migliaia di famiglie che si trovano ad affrontare quotidianamente problemi di salute e di invalidità“.
Per poi aggiungere: “Si tratta di una cosa molto grave, poiché vengono colpiti i più fragili, coloro che hanno già pagato duramente le conseguenze dell’emergenza sanitaria. Le attività di queste persone con disabilità sono attività terapeutiche o formative e con piccoli compensi, che difficilmente superano il tetto previsto. Togliere l’assegno di invalidità alle famiglie è un atto ingiusto“.