Un impatto culturale da non sottovalutare quello di Squid Game. Ma la serie tv sta facendo letteralmente le fortune del colosso dello streaming.
Quando si tratta di serie tv, è sempre ben andarci piano. Su tutto quello che orbita attorno a loro. Dalla pretesa di farsi allegoria della società dei nostri giorni all’uso della violenza fittizia come forma di epurazione nei confronti di chi da essa è rifiutato. Squid Game, l’ultimo fenomeno di Netflix, fonde entrambi questi aspetti. Una serie nata in Corea del Sud ma che ha letteralmente spopolato nel mondo post-pandemico, spingendo un po’ tutti a chiedersi se, effettivamente, il pubblico abbia finito per cogliere i sensi allegorici del prodotto firmato dal regista Hwang Dong-hyuk. Oppure se, semplicemente, siano gli effetti visivi a colpire, con il lato splatter che, a quel punto, diventa parte del sistema senza darle troppo peso.
I rischi, infatti, non sono tanto nella strutturazione del prodotto, quanto nella sua ricezione. L’impatto culturale di Squid Game non può essere sottovalutato. Vestiti già pronti per Halloween, biscotti con ombrello impresso, a quanto pare persino emulazione nei giochi da cortile. Un fenomeno interessante da un punto di vista sociologico, che conferma l’influenza sempre maggiore dei prodotti streaming e il rischio che la consapevolezza di trovarsi di fronte a un qualcosa di artificiale lasci il posto a un’immedesimazione fin troppo radicata. Non sarebbe certo la prima volta. Ma, al di là degli aspetti psico-sociali, c’è anche un altro dato interessante in relazione a Squid Game. Quello monetario naturalmente.
Squid Game, costi di produzione e guadagni: cifre incredibili
Per farla breve, nonostante il dichiarato intento di muovere una dura critica contro il sistema capitalistico, che premia pochi a prezzo della sofferenza di molti, non si può dire che Squid Game abbia tenuto un profilo basso. Secondo un’analisi di Bloomberg, che ha preso in considerazione sia i costi di produzione che gli incassi ottenuti, la serie tv ha fatto segnare cifre incredibili. Soprattutto se si raffronta la differenza fra i primi e i secondi. A fronte di un investimento nemmeno esorbitante, pari a 21,4 milioni di dollari (circa 2,4 a puntata, infinitamente meno di un altro pezzo da novanta come The Crown), il rientro in termini pecuniari per Netflix è stato spaventoso: quasi 900 milioni di dollari. Cifra ottenuta sommando sia i tempi di messa in onda che il numero di spettatori.
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Bloomberg scende ancor più nello specifico. Calcoli praticamente aritmetici, statistici, quello che si vuole. Uno su tutti: 132 milioni di persone circa hanno visto perlomeno 2 minuti di Squid Game nei suoi primi 23 giorni. Un 89% di esse ne ha visti almeno 75, un altro 66% ha terminato la visione in questo brevissimo lasso di tempo. Numeri e tempi vertiginosi, che confermano come la serie sudcoreana sia diventata un vero e proprio fenomeno di massa. La speranza è che gli spettatori affianchino alla passione anche la capacità di giudizio. L’impatto culturale non va sottovalutato mai. Anche perché, è bene ricordarlo (e questi numeri lo confermano), tutto fa parte di un’industria.