Dal 15 ottobre il Green pass sarà obbligatorio per andare a lavoro, portando con sé delle ripercussioni inaspettate anche sul diritto alla pensione.
Da ormai oltre un anno e mezzo il governo adotta tutta una serie di misure al fine di contrastare la diffusione del Covid. Decisioni che hanno portato in molti casi alla chiusura di diverse attività, con tante famiglie che si sono così ritrovate a dover fare i conti con delle minori entrate. Tra le misure più discusse si annovera il Green Pass che, a partire dallo scorso 6 agosto, è obbligatorio per accedere a numerose attività al chiuso.
Ma non solo, a partire dal 15 ottobre fino al 31 dicembre 2021, data di scadenza dello stato d’emergenza, i lavoratori dovranno presentare la certificazione verde anche per accedere al posto di lavoro. Una decisione che avrà delle ripercussioni su milioni di lavoratori e in particolar modo sulle tasche di coloro che non vogliono vaccinarsi. Ma non solo, porterà con sé delle ripercussioni inaspettate anche sul diritto alla pensione. Ma come è possibile? Entriamo nei dettagli e vediamo cosa c’è da sapere in merito.
Green pass obbligatorio sul lavoro: cosa sta succedendo
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione“, recita l’articolo 1 della Costituzione. A partire dal 15 ottobre, però, potremo dire che se è pur vero che il nostro Paese è fondato sul lavoro, quest’ultimo sarà basato sul Green Pass.
Dopo aver trascorso i primi giorni di luglio all’insegna di cori e caroselli in strada per festeggiare la vittoria della Nazionale Italiana di calcio a Euro 2020, infatti, ci siamo ritrovati a dover fare i conti con una nuova realtà. Lunedì 12 luglio, ovvero il giorno dopo a quello in cui la Nazionale è tornata sul tetto d’Europa, il presidente francese Macron ha annunciato l’estensione del Green Pass a numerose attività.
Parole che non sono passate inosservate, tanto da portare il governo a guida Draghi a estendere a sua volta l’utilizzo del Green Pass che, a partire dallo scorso 6 agosto, è obbligatorio per accedere a numerose attività al chiuso. Se tutto questo non bastasse il consiglio dei ministri ha in seguito approvato, all’unanimità, nuove regole legate all’introduzione del certificato verde, entrate in vigore dal 1° settembre. Ultima novità, come già noto, quello di rendere la certificazione verde obbligatoria per entrare in tutti i posti di lavoro sia del settore pubblico che privato, a partire dal prossimo 15 ottobre.
Green Pass e conseguenze sulla pensione: cosa c’è da sapere
Mentre in Francia si discute se eliminare l’obbligo del Green Pass già dal 15 novembre, in Italia, come già detto, sarà obbligatorio per andare al lavoro dal 15 ottobre fino al 31 dicembre. Introdotto con il chiaro intento di spingere le persone a vaccinarsi, senza tuttavia rendere il vaccino obbligatorio, è facile intuire come tale decisione porterà con sé delle ripercussioni, soprattutto per coloro che non vogliono sottoporsi alla vaccinazione.
Messi a disposizione nel giro di pochi mesi, d’altronde, i vaccini hanno portato con loro anche diversi dubbi. Se da un lato vi sono coloro felici del loro arrivo, non manca dall’altro canto chi continua a nutrire dei dubbi. In attesa di vedere cosa succederà nelle prossime settimane e quale impatto avrà effettivamente la certificazione verde sul mondo del lavoro, sono già in molti a temere le ripercussioni che tale obbligo porterà sul diritto alla pensione.
Stop a ferie e contributi per le assenze “ingiustificate”
In particolare, la linea imposta dal governo alla pubblica amministrazione per consentire il pieno ritorno al lavoro in ufficio, prevede che coloro che non possiedono tale pass non possono accedere al posto di lavoro. L‘assenza viene quindi considerata ingiustificata, comportando la sospensione del pagamento della retribuzione. Ma non solo, le giornate di assenza considerate ingiustificate non concorrono alla maturazione di ferie e comportano la corrispondente perdita di anzianità di servizio.
In caso di assenza “ingiustificata” prolungata, quindi, la mancata corresponsione dello stipendio per chi non ha il green pass o non lo esibisce comporterà anche una diminuzione della pensione del lavoratore. Questo in quanto si verificano dei giorni scoperti dal punto di vista dei contributi, portando con sé un minor gettito sul montante. Allo stesso tempo la pensione potrà essere ritardata a causa dei mancati contributi.
I giorni di assenza ingiustificata, come già detto, non concorrono alla maturazione di ferie e comportano la corrispondente perdita di anzianità di servizio. Dall’altro canto è anche vero che, almeno per il momento, l’obbligo sul posto del lavoro è fissato al 31 dicembre. Di conseguenza l’impatto dal punto di vista dei giorni dovrebbe essere limitato a questo periodo.
Ricordiamo, inoltre, che chi non ha il Green Pass non rischia il licenziamento. Dall’altro canto dovrà fare i conti con una sospensione dello stipendio. Un aspetto, quest’ultimo, che costringerà in molti ad avere delle minori entrate, in un periodo storico già messo a dura prova dall’impatto negativo del Covid sull’economia.