Una storia incredibile, divenuta una vera e propria ossessione per gli agenti di zona. Vediamo in che modo un uomo ha beffato l’autovelox per diverso tempo
Gli autovelox e gli altri apparecchi di controllo affini sono tra gli strumenti tecnologici più temuti dagli automobilisti. Alle volte per un eccesso di pochi km/h oltre i limiti consentiti possono arrivare delle multe non propriamente esigue. Quindi, nel momento in cui se ne intravede uno in lontananza, è sempre bene frenare per non correre pericoli.
Non tutti però hanno timore degli autovelox e ne riconoscono l’importanza. Anzi per alcuni è solo un fastidio da eludere ad ogni costo. A tal proposito, ecco un’interessantissima storia che rende l’idea di come un dispositivo creato per la sicurezza umana possa diventare un acerrimo nemico.
Un uomo di circa 50 anni della provincia di Aulla (provincia di Massa-Carrara) per diversi mesi è passato davanti all’autovelox della sua zona coprendo parte della targa del suo scooter con un casco. In questo modo nonostante venisse ripetutamente ripreso dalle telecamere di sorveglianza non ha mai ricevuto nessuna contravvenzione.
Naturalmente però gli agenti del comune limitrofo di Santo Stefano di Magra (provincia di La Spezia) non hanno digerito questa situazione e si sono messi sulle sue tracce. Dopo un meticoloso lavoro di ricerca sono riusciti a risalire a lui.
In totale il trasgressore ha collezionato 19 verbali per eccesso di velocità per un totale di 5909 euro con le aggravanti di 5 sospensioni della patente e 69 punti decurtati. Era diventata una sorta di azione quotidiana quella di sfrecciare davanti all’autovelox (clicca qui per conoscerne tutti i segreti) a 100 km/h.
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Dalle indagini è emerso che già in passato aveva collezionato numerose multe per il medesimo motivo. Quindi, era anche recidivo in tal senso. Nonostante ciò, una volta convocato dalla Polizia, ha cercato in maniera piuttosto squallida di scaricare la colpa sul figlio e sul nipote, che a sua detta erano gli utilizzatori abituali del veicolo.
Decisive le immagini delle telecamere, le quali hanno decretato una volta per tutte l’unico colpevole di questa storia incredibile e grottesca.