Le operazioni di pagamento online, sempre più frequenti, hanno aizzato i truffatori nel propinare tentativi di phishing sempre più pericolosi.
Più aumenta il ricorso alle procedure di pagamento online, più i truffatori affinano le armi. Lo abbiamo detto molte volte: la digitalizzazione ha avuto sicuramente i suoi effetti positivi, riducendo i tempi di alcune operazioni e consentendo di evitare le proverbiali code agli uffici postali o bancari. Comodo, indubbiamente. Ma, proprio per questo, tale metodo è soggetto più di altri ai tentativi di raggiro, celati dietro delle comunicazioni all’apparenza innocue. Anzi, con la parvenza di avvisi bonari, volti a risolvere un problema.
Ecco perciò che il phishing diventa un pericolo e anche frequente. Link sospetti che, se cliccati, conducono a pagine trappola volte a sottrarre i nostri dati e, quindi, a mettere in pericolo i nostri soldi e la nostra identità. Una minaccia che riguarda indifferentemente ognuno di noi. Non serve possedere chissà quale azienda o essere degli esperti per finire nel mirino dei truffatori. Anzi, il phishing riesce proprio perché operato massicciamente e, peraltro, su quei canali utilizzati con maggior frequenza. Un po’ per acquisire “autorevolezza”, un po’ per raggiungere il bacino massimo di utenti potenzialmente raggirabili.
Un’indagine della società di sicurezza informatica Kaspersky, che si occupa fra le altre cose dell’installazione di antivirus nei dispositivi elettronici, ha reso noti alcuni dati inquietanti. Le mail fraudolente con scopi di phishing, quindi di estorsione di dati tramite l’accesso a link fasulli, arrivano in dosi massicce e spesso riescono nel loro intento. Secondo Kaspersky, infatti, si stimano non meno di 480 casi al giorno, con l’86,9% dei link pericolosi diffusi tramite WhatsApp, in un periodo compreso fra dicembre 2020 e maggio 2021.
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Senza contare che, da qui al 2023, le stime parlano addirittura di un incremento nel numero di coloro che utilizzeranno WhatsApp, dagli attuali 2,7 miliardi (2020) ai futuri 3,1. Quindi, il 40% della popolazione mondiale. Dati per certi versi inaspettati viste le problematiche affrontate da WhatsApp durante l’ultimo anno ma che, in qualche modo, pongono l’app sui maggiori fattori di rischio per quanto riguarda i tentativi di phishing. I quali, c’è da scommetterci, aumenteranno proporzionalmente all’uso dell’app. Disponendo di dati preventivi, la mossa più saggia sarà quella di dotarsi di apposite contromisure. Un compito ad appannaggio delle società che gestiscono i grandi colossi del web. A noi non resta che la prudenza e la sagacia nel distinguere una mail vera da una trappola.