L’esecutivo spagnolo, guidato dal premier Pedro Sanchez, vara un piano per garantire un sussidio per l’affitto ai più giovani. Ma grava la crisi occupazionale.
Una spallata alla gioventù che cresce e mira ad affrancarsi dalla propria famiglia d’origine per costruirne una propria. Deve aver pensato questo il premier spagnolo, Pedro Sanchez, che lo scorso 5 ottobre ha annunciato l’istituzione di un bonus relativo all’affitto di un’abitazione, pari a 250 euro e destinato ai cittadini fra i 18 e i 35 anni di età. Una politica ad hoc per i giovani, dunque, inquadrato però nel più ampio contesto del rinnovamento delle politiche relative al settore immobiliare e di quelle abitative nazionali.
Il tutto, cavalcando l’onda delle risorse del Recovery Fund, ovvero un miliardo destinato all’edilizia popolare. Il piano ricalca in buona sostanza quello che il governo italiano ha adottato per i mutui: incentivare i giovani a lasciare quantomeno la propria casa prima dei trent’anni, ovvero prima di quella che risulta essere la media spagnola. Il tutto, evitando che incorrano in situazioni spiacevoli (come i contratti fantasma) garantendo la possibilità di un alloggio decoroso.
Bonus affitto, la mossa pro-giovani della Spagna: i requisiti
Come detto, il Bonus affitto è rivolto ai giovani under 35 e, anche in questo caso, è stato fissato un limite reddituale. La domanda potrà essere inoltrata solo dai nuclei familiari o comunque dalle singole persone il cui reddito annuale non sia superiore ai 23.725 euro. L’approvazione dovrebbe garantire la sua prosecuzione per almeno un biennio, quindi con orizzonte 2023. Il tempo per verificare se le risorse del Recovery Fund stiano quindi sortendo gli effetti sperati. Ma subentra anche una questione culturale: in Spagna, come anche in altri Paesi europei, i giovani tendono a lasciare la casa dei propri genitori piuttosto tardi, attorno ai trent’anni. La media spagnola è comunque una delle più alte dell’intera Europa, al pari di Paesi come Grecia (gravemente colpita da una crisi finanziaria nel recente passato) e Italia.
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Chiaramente, i fattori che determinano una tale situazione sono diversi. Il primo è quello della disoccupazione giovanile che, in tempo di pandemia, ha toccato picchi del 33% (dati Eurostat). Ovvero la crisi occupazionale peggiore nel Vecchio Continente. Peraltro, oltre il 22% degli under 35, naturalmente fra coloro non più in età scolastica, risultavano appartenenti alla categoria di coloro senza occupazione né un’iscrizione a un programma di istruzione. Quindi senza lavoro né studio. Condizioni che si sono inevitabilmente riflesse nel mercato immobiliare, finito in una fase di stagnazione per quanto riguarda i più giovani. Anche considerando che, con un stipendio mensile mediamente sotto i 1.000 euro, gli under 35 non possono pagare un affitto superiore a 800 euro. Uno stallo che, ora, il governo cerca di superare con gli incentivi. Ma sarà solo il primo passo.