La questione della contaminazione da pesticidi diventa un’allerta vera e propria. Uno studio del Pesticide Action Network stila un elenco inquietante.
Da semplice precauzione a un vero e proprio allarme. Anche in virtù delle normative sempre più stringenti dell’Unione europea in merito all’ossido di etilene nei cibi. Uno studio condotto nel Regno Unito ha acceso un importante riflettore sugli effetti dei pesticidi su frutta e verdura. E, quindi, su quelli potenzialmente riscontrabili nell’essere umano. L’elenco mette i brividi: il Pesticide Action Network (Pan) ha infatti riscontrato la presenza di contaminazione da almeno 122 pesticidi su 12 tipi prodotti ortofrutticoli fra quelli esaminati.
Il dato è inquietante perché va a interessare degli alimenti consumati quasi quotidianamente, o comunque fra quelli più ricercati dai consumatori. Per questo il monitoraggio si sta via via trasformando in un quadro allarmante. Le restrizioni in materia cercano di limitare il rischio che un consumatore possa trovarsi esposto alle sostanze che i pesticidi, se non adeguatamente limitati, arrivano a portare sui cibi. E quindi sulla nostra tavola. Del resto, accanto al giro di vite sull’ossido di etilene, bisogna fare i conti con una presenza sempre più massiccia di tali sostanze. Il che crea un vero e proprio mix esplosivo.
Pesticidi a tavola, quali prodotti sarebbe meglio evitare
Secondo lo studio del Pesticide Action Network, alcuni prodotti fra frutta e verdura sarebbero più esposti di altri al problema pesticidi. Questo perché maggiormente trattati (al fine di evitare l’azione di parassiti e insetti vari) prima di arrivare al consumatore. Rientrano nell’elenco alcuni frutti di stagione, come l’uva e le arance. Entrambi degli alimenti consumati regolarmente, l’uno per l’accostamento naturale al periodo autunnale, l’altro per l’apporto vitaminico che consente. Non va meglio per altri prodotti di largo consumo. Particolarmente esposta alla contaminazione è la frutta disidrata, con un riscontro dell’81,9%. Seguono le erbe aromatiche, poco sotto in termini percentuali: 81,3%.
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Attenzione anche alle pere, indicate con un rapporto del 73,6% rispetto alla presenza di contaminazioni da pesticidi. E ancora piselli (51,6%), fagioli (34,7%), okra (24,7%), lattuga (23,6%), fagioli secchi (19,4%), carote (17,15) e mango (15,2%). In alcuni di questi prodotti, è stata addirittura riscontrata la presenza di più pesticidi insieme. Fra quelli analizzati, ben 47 di questi sono risultati cancerogeni, altri 15 dannosi per riproduzione e sviluppo. Per persone con patologie autoimmuni inerenti alla tiroide, le conseguenze potrebbero essere persino irreversibili. Il problema, riscontrabile soprattutto nell’agricoltura intensiva, è che si tratta di sostanze utilizzate a norma di legge. Le quali, però, non mancano di apportare dei ricshi di cui, a oggi, non sono nemmeno ben chiari tutti gli effetti.