Pensione di reversibilità, attenzione: chi rischia la riduzione dell’assegno

Brutte notizie per i percettori della pensione di reversibilità che, in determinate circostanze, rischiano di dover fare i conti con una riduzione dell’assegno.

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La pensione si rivela essere, senz’ombra di dubbio, un traguardo importante della propria vita, in quanto offre la possibilità di poter finalmente lasciare il mondo del lavoro e dedicarsi alle proprie passioni, in compagnia delle persone amate. A tal proposito è bene sapere che, in caso di morte, tale sussidio viene garantito ai propri famigliari, se aventi diritto, in modo tale da garantire di mantenere lo stesso tenore di vita.

Si tratta della cosiddetta pensione di reversibilità, istituita come forma di protezione per i superstiti. Per poter accedere a tale misura, come noto, è necessario essere in possesso di determinati requisiti. Ma non solo, quest’ultimi devono essere posseduti anche in seguito, pena la decadenza o la riduzione del sussidio stesso. Vi sono, infatti, alcune circostanze in seguito alle quali l’Inps provvede a tagliare l’assegno della pensione di reversibilità. Entriamo quindi nei dettagli e vediamo di quali si tratta.

Pensione di reversibilità, chi rischia la riduzione di un quarto dell’assegno: cosa c’è da sapere

La pensione di reversibilità è stata introdotta come forma di protezione per i superstiti, purché in possesso di determinati requisiti. Oltre a quelli legati al grado di parentela, ricordiamo, bisogna fare i conti anche con alcuni di tipo economico. In particolare in alcune circostanze si può addirittura assistere ad un taglio del 50% o del 25% dell’importo.

L’importo della pensione di reversibilità, infatti, può diminuire se il beneficiario svolge attività lavorativa o produce altri redditi, per cui supera un determinato tetto. Il beneficiario del trattamento, ad esempio, potrebbe dover fare i conti con un ricalcolo nel caso in cui risulti titolare di redditi personali superiori a 33.512,70 euro. In questo caso l’importo della pensione di reversibilità viene dimezzato. Questo si verifica in quanto il reddito personale del beneficiario supera di cinque volte il trattamento minimo.

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Nel 2021, ricordiamo, non subisce riduzioni chi percepisce un reddito non superiore a 20.107,62 euro. Questo importo equivale a tre volte il trattamento minimo INPS, pari a 515,58 euro, moltiplicato per 13 mensilità, ovvero a 6.702,54 euro. Se si supera tale soglia ma il reddito resta inferiore a quattro volte il trattamento minimo, allora il taglio della pensione è solo del 25%. In alcuni casi, inoltre, la riduzione potrebbe aumentare.

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