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Lavoro e pensioni

Pensione, come e quando: le regole per non perdere la bussola

A quale età si va in pensione? E quali sono gli strumenti più indicati a seconda delle situazioni? Una guida al meccanismo in attesa della riforma.

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Riforma in corso con, finora, solo indicazioni rispetto a piani concreti. Eppure, il tema della pensione è piuttosto incalzante. Fra pochissimi mesi Quota 100 cesserà di produrre i suoi effetti e un nuovo sistema di uscita dal lavoro sarà necessario, sia per garantire misure eque per tutti che per non ricadere in sistemi che, nel passato, avevano provocato più proteste che consensi. Del resto, il meccanismo stesso della pensione è piuttosto complicato nel nostro Paese. Diversi strumenti, diverse tempistiche e, addirittura, diversi metodi per il calcolo dei contributi.

Una guida interessante è quella rilasciata da Money.it che, in attesa di novità sulla riforma, traccia le linee generali dell’intero meccanismo pensionistico, dal calcolo degli anni contributivi agli strumenti di accesso, fino alla semplice procedura per l’invio della domanda. Un parterre di informazioni necessarie per conoscere non solo quando si andrà in pensione ma anche per capire quale sia lo strumento più indicato. Considerando anche che, se si confermerà la linea attuale, il Governo manterrà alcuni di quelli già in vigore (come Opzione Donna).

Il primo passo è riuscire a eseguire il calcolo dei propri anni di contributi. L’età pensionabile viene solitamente considerata sulla base di due requisiti: l’anzianità anagrafica, ovvero l’età a seconda della data di nascita, e gli anni di contributi maturati e versati presso le casse previdenziali. Per determinare l’accesso alla pensione, andrà visionato l’estratto conto Inps, considerando che 1 anno corrisponde a 52 settimane e 1 mese a 4,333. In caso di periodi di contribuzione in casse differenti, è possibile effettuare il cumulo (sia con ricongiunzione che in modo gratuito), così da anticipare la data di pensionamento.

Pensione, la guida: quando e come si finisce l’attività lavorativa

Considerando le regole attuali, per una normale pensione di vecchiaia occorrerà aver raggiunto i 67 anni di età e averne maturati 20 di contributi. Per coloro che hanno iniziato l’attività dopo l’1 gennaio 1996, viene richiesto anche un assegno di importo pari o superiore a 1,5 volte quello dell’assegno sociale. Nel caso dell’opzione contributiva, si richiedono i 71 anni di età ma solo 5 di contributi. Il sistema dell’Ape Sociale consente di smettere di lavorare in anticipo percependo un’indennità sostitutiva a carico dello Stato, fino alla maturazione dei requisiti della vecchiaia. L’Ape è concesso a chi ha maturato 30 anni di contributi e ne ha 63 di età, ed è valido per invalidi civili almeno al 74%, disoccupati o chi assiste un familiare con disabilità grave.

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Le pensioni anticipate

La pensione anticipata, invece, concede l’accesso a prescindere dall’età anagrafica. L’attenzione è rivolta esclusivamente ai contributi: 42 anni e 10 mesi agli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne. Esiste poi un’anticipata per i lavoratori precoci, la cosiddetta Quota 41, ovvero una pensione per chi ha lavorato entro il compimento dei 19 anni, maturando almeno 12 mesi di contributi. Il pensionamento scatterebbe con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Anche in questo caso, l’opzione è rivolta alle stesse categorie dell’Ape Sociale. Per quanto riguarda Opzione Donna, si tratta allo stesso modo di un’anticipata, prevista a 58 anni di età per le lavoratrici subordinate e con 35 di contributi. Stando alla normativa attuale, i requisiti dovranno essere maturati entro il 31 dicembre 2020.

Published by
Damiano Mattana