Il progetto di un efficientamento energetico generale per includere la ristrutturazione del bagno. Il Superbonus consente anche questa strategia.
Un’agevolazione pensata per grandi interventi sul proprio immobile. Il Superbonus del 110% ha finora vissuto alti e bassi, fra la necessità di rispettare un buon numero di requisiti per fruire dei suoi benefici e quella di seguire scrupolosamente tutte le regole per non incorrere in guai grossi, la misura è stata fin qui utilizzata meno di quanto ci si aspettasse. Eppure, il novero di interventi attuabili tramite il Superbonus sono diversi, dall’efficientamento energetico a quello strutturale.
La detrazione fiscale è anche di quelle importanti la quale, però, presume comunque una spesa ingente vista l’importanza degli interventi. Resta il fatto che anche per degli ammodernamenti interni, il Superbonus possa giocare la sua parte. Spese meno esose ma comunque ingenti come, ad esempio, la ristrutturazione del bagno. Questo perché l’efficientamento di questo particolare locale della nostra casa richiede potenzialmente interventi dispendiosi e comparabili a una messa a punto di tipo strutturale, in quanto è possibile incaricare un’azienda specializzata nel settore.
La detrazione Irpef rappresenta quindi una possibilità. Il recupero dei costi sostenuti per i lavori è dunque un’opzione valida in ambito Superbonus, a patto che il tutto venga inserito nell’ambito di un progetto relativo al miglioramento delle prestazioni energetiche della casa intera. In pratica, per poter includere la ristrutturazione del bagno nell’agevolazione, bisognerà coinvolgerla in un paino di efficientamento più ampio, in grado di giustificare una detrazione di tale portata.
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Fra gli interventi ammessi, possono rientrare ad esempio la sostituzione di uno scaldabagno con dispositivi più performanti. In questo caso, si tratterebbe di un cosiddetto “intervento trainante”, in grado di coinvolgere anche una spesa relativa ad altri aspetti della stanza da bagno. Questo perché la sostituzione di un impianto di questo tipo costituirebbe una miglioria (anche piuttosto sensibile) ai dispositivi energetici dell’ambiente domestico. Meno dispendiosi e maggiormente sostenibili. Il tetto massimo di spesa è di 3 mila euro per gli immobili unifamiliari e di 1.500 – 2 mila per i condomini, in base al numero delle unità abitative dello stabile.